In Campania oltre un anno per un controllo endocrinologico
Liste d’attesa: un nodo irrisolto in Campania e in molte altre regioni italiane. Tanto che i 3,3 miliardi di euro extra messi dal Governo nel piatto del Fondo sanitario nazionale che vanno aggiunti ai 2,2 miliardi già programmati il governo li presenta come dedicati soprattutto a riassorbire le code dei pazienti per accedere alle cure. Due le leve su cui agire: il rinnovo del contratto del comparto sanitario (per 2,3 mld) e la detassazione di straordinari e premi risultato. Basteranno per rimettere in riga le regioni più in difficoltà e per sfoltire le prenotazioni? Di certo migliaia di cittadini sono ancora costretti, in tutte le regioni ma soprattutto al Sud, ad attendere mesi e fino a un anno e oltre per ottenere cure, visite e controlli.
LA CAMPANIA
La Campania, a giugno scorso, aveva utilizzato meno del 50% del finanziamento straordinario assegnato alle regioni per il recupero delle liste di attesa accumulate nel 2021 e nel 2022 e recuperato meno del 50% delle prestazioni. In Campania le code eccessive di accesso alle prestazioni sono ancora un nodo irrisolto. Si attende oltre un anno per un intervento di rimozione dei calcoli alla colecisti, 13 mesi per una colonscopia non urgente, 63 giorni per una visita Otorino, dai 4 ai sei mesi per una visita oculistica e una Risonanza di controllo dopo vertebroplastica a fronte invece di tempi di accesso sostanzialmente rispettati per prime visite e controlli (screening e follow up) in Oncologia. Quanto alle strutture accreditate lo scoglio sono i tetti di spesa ancora stringenti in una regione ancora sottoposta al Piano di rientro. Di sicuro i 3 miliardi aggiuntivi non potranno essere destinati tutti alle liste di attesa ed è certo che l’intervento coinvolgerà sia il pubblico sia il privato, così come avvenuto negli anni scorsi. In Campania serviranno per ammorbidire il problema dei tetti di spesa e della della spending review.
ASL E OSPEDALI
A fine luglio la Regione ha varato un nuovo piano anticode redatto sulla scorta di una puntuale rendicontazione dei fondi assegnati e non spesi nel 2021 e 2022 al 31 dicembre 2022. In soldoni si tratta di 22 milioni destinati alle Asl e ospedali e più o meno altrettanto per i privati accreditati a cui si aggiungono le economie del budget del 2020 per altri 15 milioni di euro circa. Tutti fondi da utilizzare entro il 31 dicembre di quest’anno esclusivamente per il recupero delle liste di attesa. Ma l’azzeramento di tutti gli arretrati entro fine anno è una strada in salita.
A soffrire di più sono le aziende sanitarie più attrattive. Prendiamo il Cardarelli: in pole ci sono Urologia e Chirurgia generale, i malati di colecisti e della Tiroide mentre per le patologie oncologiche non ci sono particolari problemi. Anzi la Campania nel post pandemia in questa disciplina ha ridotto del 10-15% anche la migrazione sanitaria. “Il nostro programma – avverte il manager del Cardarelli Antonio D’Amore – è ridurre del 70% le prenotazioni perle specialità chirurgiche entro l’anno. Stiamo incrementando l’attività operatoria, arricchendo le agende degli ambulatori. Abbiamo dato priorità ai pazienti disabili e al day hospital in odontostomatologia”. I limiti con cui fare i conti non sono tanto nelle risorse finanziarie, quanto nella saturazione della struttura. Attualmente le agende operatorie, per il day hospital e gli ambulatori sono già piene. “Avere più risorse – conclude D’Amore che è anche vicepresidente Fiaso – è sicuramente è di aiuto ma ciò di cui avremmo bisogno è aumentare il personale. i medici in regime di extramoenia non possono effettuare le attività di recupero”. “Se arriveranno i nuovi fondi ci consentiranno di aumentare i turni negli ambulatori e nelle sale operatorie – spiega Anna Iervolino manager dell’Azienda dei colli – grazie ai fondi delle ultime annualità abbiamo eliminato tutto l’arretrato del Covid fino al 2021. Per il residuo del 2022 sono già stati programmate circa 5 mila prestazioni ambulatoriali aggiuntive entro fine anno e un aumento del15% delle sedute operatorie”. Nella Asl metropolitana si procede a tappe forzate per le singole classi di priorità con sedute chirurgiche ed ambulatoriali aggiuntive rispetto a quelle ordinarie ma anche qui il nodo del personale è il più sentito e incide anche sulla funzionalità di ospedali come il Loreto e il San Giovanni Bosco. La Asl metropolitana ha effettuato fin da marzo 2023 la “pulizia” delle liste per ricoveri e visite chiamando uno per uno gli utenti prenotati.
“Non è solo un problema di natura economica – conferma il manager Verdoliva – e pagare gli operatori sanitari per l’adesione volontaria a turni aggiuntivi ma servono modelli organizzativi differenti. Il Cup unico regionale ha aiutato inserendo anche il privato accreditato nell’offerta ma non sempre medici, infermieri e tecnici hanno la possibilità o volontà di effettuare sedute operatorie in più. Soprattutto gli anestesisti – conclude – sono già oberatissimi”. Il privato accreditato? La considerazione è unanime: è parte del servizio sanitario pubblico e quindi può offrire un grosso contributo sulla scorta di accordi con le Aziende Sanitarie e nel rispetto della libera scelta del cittadino. Intanto la forte pressione dei ricoveri di Pronto soccorso negli ospedali pubblici è un ulteriore elemento di crisi per la continua esigenza di assicurare un ricovero a chi “entra” dalla porta del Pronto soccorso.
La Cisl funzione pubblica segnala infine scarsa trasparenza: la richiesta ad Asl e ospedali di un accesso agli atti per conoscere le attività svolte in regime ordinario e in intramoenia, con le relative somme erogate per l’abbattimento delle liste d’attesa è caduta nel vuoto. “Caserta – spiega il segretario generale Lorenzo Medici – si è trincerata sulla non ammissibilità delle istanze. Ci siamo limitati a chiedere un quadro preciso della situazione per individuare soluzioni e priorità”.
Eppure esisterebbe una legge nazionale che permetterebbe di accelerare i tempi, il decreto legislativo 124 del 1998, che prevede che in caso di tempi lunghi per erogare una prestazione, il servizio sanitario regionale copra le spese per l’intramoenia. A Napoli e in Campania è però inapplicato.
I disagi dunque persistono per i cittadini. L’ultimo caso viene segnalato da NapoliToday che ha raccolto la testimonianza di Emma Errico. “A marzo 2023 sono stata ricoverata al Cardarelli, seguita tra l’altro in maniera eccellente. Mi hanno sottoposta a trasfusioni di sangue e mi hanno diagnosticato una malattia autoimmune “anemia emolitica”. Ora sono seguita da un immunologo bravissimo e da un’endocrinologa altrettanto brava. A ottobre ho fatto una PET al Pascale che fortunatamente è negativa. Ho contattato l’endocrinologa che mi ha detto di prenotare la visita. Ieri mattina mi sono recata al Cardarelli per un controllo neurologico sempre per questa malattia autoimmune, in seguito sono andata a prenotarmi. La prima data disponibile è il due dicembre 2024. Credo sia troppo per un controllo. Non sono in pericolo di vita, ma non è uno scherzo la mia malattia. Mi sembra tutto assurdo”, denuncia a NapoliToday la donna, zia del piccolo Mario, il bimbo morto a 5 anni per una grave forma tumorale che lo aveva colpito tre anni prima.