Il latte materno nutre e mantiene l’idratazione del piccolo,

è pratico, economico e riduce il rischio di infezioni.

In Italia meno di un bambino su due all’età di 2-3 mesi viene allattato in maniera esclusiva al seno, con percentuali ancor più basse in alcune regioni (30% in Sicilia e Campania).  Solo 3 bambini su 10, quando arrivano a 4-5 mesi, continuano a essere allattati in maniera esclusiva al seno (percentuali che arrivano rispettivamente al 13% e 16% in Sicilia e Campania) *.

Eppure, i benefici dell’allattamento, sia per la mamma che per il bambino, sono ormai ben documentati. L’OMS e l’UNICEF raccomandano di allattare, quando possibile, in modo esclusivo fino ai 6 mesi di età e di prolungare l’allattamento fino ai 2 anni, se desiderato da mamma e bambino. 

I dati confermano la necessità di un’azione continua di promozione, protezione e sostegno dell’allattamento, soprattutto nei primi mesi di vita del bambino. La Società Italiana di Pediatria ricorda che l’estate è il momento ideale per proseguire senza interromperlo. 

Estate, 4 buone ragioni per continuare ad allattare al seno

“Il bambino allattato esclusivamente al seno, anche se fa molto caldo, è perfettamente idratato e non ha bisogno di assumere acqua. Il latte materno è infatti composto all’87% di acqua. È importante ricordare che, soprattutto d’estate, il fabbisogno idrico delle mamme che allattano aumenta e per tale motivo si consiglia di bere almeno due litri di acqua al giorno”, afferma Giovanni Corsello, Editor in Chief di Italian Journal of Pediatrics. Di questi 2 litri, mezzo litro è la quantità d’acqua necessaria alla mamma per produrre latte.

Inoltre, il latte materno è pratico, perché non richiede null’altro che un posto in cui mettersi tranquilli; è sicuro, perché non richiede supporti come tettarelle, biberon da sterilizzare, che ancor di più d’estate possono essere veicolo di germi responsabili di infezioni, soprattutto intestinali’; è economico, perché non costa nulla e, soprattutto, a guadagnare è la salute: chi è stato allattato al seno ha più probabilità di star bene per tutta la vita. 

I consigli per superare i principali ostacoli, d’estate e non solo 

Uno tra i più frequenti ostacoli che spesso spingono le mamme ad abbandonare l’allattamento è costituito dalle “crisi di lattazione”. Di cosa si tratta?  All’improvviso un bambino che succhiava in maniera regolare, come un orologio, cambia registro e vuole restare attaccato al seno per tutto il tempo; a questo punto la mamma può pensare di non avere latte a sufficienza.  “Se il bambino è soddisfatto dal restare al seno, non piange e le urine sono trasparenti vuol dire che si alimenta adeguatamente. Queste crisi di lattazione nella maggior parte dei casi si risolvono in tempi brevi; quindi, il consiglio è di tener duro, mantenere il bambino al seno senza dare aggiunte e soprattutto non smettere di allattare”, dichiara Riccardo Davanzo, Responsabile del Tavolo Tecnico Allattamento al Seno (TAS) del Ministero della Salute. Un altro motivo per cui spesso si smette di allattare è la paura che il bambino non cresca. “È importante che le mamme, guidate dai pediatri, siano informate sulle corrette curve di crescita, comprendendo che il ritmo di accrescimento non può essere sempre quello che caratterizza i primi due mesi. È normale, ad esempio, che una bambina di costituzione minuta tra 3 e 6 mesi cresca 400 gr al mese e non bisogna allarmarsi” aggiunge Davanzo.

Terzo ostacolo è costituito, spesso, dal ritorno al lavoro.  È frequente che la mamma, non solo per motivi di lavoro, ma anche familiari o di salute (come, ad esempio, in caso di ricovero ospedaliero), sia costretta ad interrompere, anche se solo per un periodo di breve durata, l’allattamento al seno. È compito del pediatra informare adeguatamente la madre circa la possibilità di estrarre il latte e conservarlo, per poterlo somministrare al bambino senza sospendere l’allattamento e soprattutto senza andare incontro ad un calo di produzione conseguente ad un minor drenaggio del seno.

Dalla SIP il poster sulla conservazione del latte materno

Per tale motivo il Tavolo Tecnico Allattamento al Seno della Società Italiana di Pediatria (TASIP) ha realizzato un poster disponibile sul sito SIP (https://sip.it/2023/05/15/conservazione-del-latte-materno/) con le indicazioni su come conservare il latto materno; indicazioni che sono il risultato della revisione di recenti articoli di letteratura, ma anche frutto dello scambio di idee ed esperienze tra i diversi professionisti che compongono il tavolo. 

“È importante che la mamma conosca i tempi corretti di conservazione per evitare che il latte spremuto e ancora adatto alla somministrazione venga gettato (e quindi sprecato) senza motivo, oppure che si alimenti il bambino con latte conservato in modalità non idonea”, spiega il responsabile del TASIP Guglielmo Salvatori.

5 cose da sapere sulla conservazione del latte materno

  • Il latte materno, fresco o congelato, si conserva 4 ore a temperatura ambiente (non superiore a 25°C); 24 ore in borsa termica con blocchetti refrigeranti; in frigo, 96 ore se fresco o 48 se congelato; in freezer (-18°C) per 12 mesi.
  • Prima dell’uso può essere scaldato a bagnomaria o con uno scalda-biberon (no microonde).
  • Se caldo, non può essere riscaldato nuovamente o riposto in frigo; se congelato, lo scongelamento va fatto in frigo o sotto acqua corrente a 37 °C o a bagnomaria.
  • Se scongelato, non può essere ricongelato.
  • Lo scongelamento potrebbe portare a variazioni di colore o odore che non indicano una perdita delle sue proprietà.

“La Società Italiana di Pediatria è da sempre impegnata a promuovere la cultura dell’allattamento al seno, attraverso la formazione dei pediatri e la corretta informazione rivolta alle mamme” conclude la Presidente SIP Annamaria Staiano. “Il latte materno infatti è uno dei principali determinanti del benessere e della salute di ogni individuo per l’intera vita e quindi per le future generazioni”.