Silvestro Scotti e Tommasa Maio (Fimmg): «Con Francesco Vaia incontro proficuo. Un interlocutore che conosce a fondo i temi della medicina generale»


«Un incontro proficuo che ha confermato ancora una volta la grande disponibilità di ascolto e, al contempo, una profonda conoscenza della nostra professione». Il Segretario Generale di Fimmg, Silvestro Scotti, e il Segretario Nazionale di Fimmg CA, Tommasa Maio, commentano così l’incontro avvenuto stamane con Francesco Vaia, recentemente nominato Direttore Generale del Dipartimento di Prevenzione del Ministero della Salute. In particolare, Scotti sottolinea come Francesco Vaia, anche attraverso un’interlocuzione costante e prioritaria con la sezione locale di Fimmg, abbia saputo creare durante la pandemia da Covid un rapporto stretto con la medicina generale, gestendo le attività domiciliari organizzate in Regione Lazio e coordinate attraverso lo Spallanzani. «Un’azione – ribadisce il leader Fimmg – che di fatto ha consentito di realizzare quel processo di integrazione ospedale-territorio di cui si parla tanto, ma che pochi concretizzano».
Tra i temi affrontati anche il potenziamento della medicina generale. «Avere la fortuna di confrontarsi con un interlocutore che conosce a fondo il ruolo svolto dai medici di medicina generale, ne comprende le necessità e le possibilità di azione – purché sostenuta da strumenti idonei – è un enorme vantaggio per l’efficienza e il miglioramento del Sistema sanitario nazionale», conclude Scotti. Ed è certamente motivo di soddisfazione il fatto che il Direttore Generale Vaia abbia sottolineato stamane anche la necessità di dover intervenire per recuperare risorse umane che trovino attrattiva una nuova figura di medico di medicina generale, riconosciuto come elemento centrale dell’assistenza territoriale in tutte le sue possibilità: dalla prevenzione alla presa in carico dei problemi emergenti. Tommasa Maio sottolinea inoltre come Vaia abbia dimostrato di conoscere le diverse anime della medicina generale, compresa quella dei medici di Continuità Assistenziale (oggi medici di assistenza primaria a ciclo orario) e dunque l’esigenza di garantire una copertura h24. «Altrettanto apprezzabile è l’approccio al tema delle USCAR, che non è considerato come creazione di una figura medica aggiuntiva, ma inquadrato nella corretta ottica di funzione speciale e di implementazione del Servizio di Continuità Assistenziale. In un contesto in cui la carenza di medici è drammatica – conclude Maio – prevedere le USCAR come un ruolo o profilo professionale diverso e aggiuntivo a quelli esistenti ne determinerebbe di fatto il fallimento per l’impossibilità di attuare le possibilità assistenziali che invece la funzione speciale di continuità assistenziale può offrire»