Ascierto: “La tecnica a Rna messaggero funziona”

 A Sorrento oncologi a confronto allo Skin Cancer Campus promosso dallo scienziato Paolo Ascierto.

La tecnologia a Rna messaggero, affinata durante la pandemia da Covid-19, dopo essere stata la migliore arma per mettere a punto rapidamente un vaccino contro Sars-2 potrebbe portare in pochi anni a una svolta nella lotta contro i tumori ed altre malattie croniche. Entro il 2030, riferisce il Guardian riportando quanto annunciato da Moderna, arriveranno i primi vaccini personalizzati a mRna per molti tumori, diverse malattie infettive, quelle cardiovascolari e autoimmuni. L’azienda americana sta lavorando infatti a un vaccino a mRna contro il virus respiratorio sinciziale e contro il melanoma. Per entrambi ha ottenuto la procedura accelerata di approvazione. In Italia c’è il laboratorio Armenise-Harvard di immunoregolazione presso l’Italian Institute for Genomic medicine (Iigm) e la biotech italo-svizzera Nouscom, che si basa sull’entrata in circolo del vaccino. Di rilievo anche una nuova terapia a base di Car-T di ricercatori olandesi che ha riscontrato segni precoci di efficacia in alcuni tipi di tumori solidi. Al Pascale il gruppo di Ascierto in uno studio di Fase II ha sperimentato l’utilizzo di un vaccino mRNA di Moderna con il farmaco immunoterapico pembrolizumab su 157 pazienti con melanoma allo stadio 3 o 4 che ha dimostrato infatti di ridurre del 44% il rischio di recidiva rispetto alla sola immunoterapia e sono arrivati, dopo 7 anni di sperimentazione, i primi risultati positivi del vaccino contro il tumore al fegato mentre il Tigem e la Federico II stanno studiando l’applicazione di queste tecniche per la cura non definitiva di malattie rare come conferma Alberto Auricchio coordinatore del Programma di terapie molecolari del Tigem e professore di Genetica Medica all’Università Federico II.

Intanto Sorrento diventa la capitale della prevenzione e del trattamento dei tumori della pelle. Per il terzo anno consecutivo il team di Paolo Ascierto, l’oncologo ricercatore dell’Istituto dei tumori di Napoli, primo nel mondo per la cura del melanoma, si trasferisce in Costiera per una tre giorni dedicata alla diagnosi precoce dei tumori cutanei. Un appuntamento che non a caso si svolge in primavera e non a caso a Sorrento, località di mare, di spiagge, di sole. Un sole che non è il nemico dell’uomo, dicono da sempre gli esperti, ma solo se preso con attenzione. Il Campus Skin Cancer prende in esame la gestione delle neoplasie cutanee, dunque, si diceva, ma tenendo presente la multidisciplinarità come metodologia imprescindibile in oncologia, sia nella fase diagnostica che nella strategia terapeutica, mantenendo come prerogativa la centralità del paziente. A Sorrento, proprio in quest’ottica, non sono presenti soltanto il dermatologo, il chirurgo e l’oncologo della pelle, ma anche l’anatomopatologo, il radioterapista, il radiologo, lo psicologo.

“Alla luce delle nuove possibilità terapeutiche – spiega Ascierto – si affrontano gli aspetti relativi all’approccio multidisciplinare sia nell’identificazione della migliore strategia terapeutica per i singoli pazienti, grazie alla valutazione molecolare, sia nel garantire il benessere psicologico, grazie a un sistema di cura che tenga presente la globalità dei bisogni del malato”.

LE NUOVE CURE

Se è vero che la diagnosi precoce e la prevenzione, insieme con lo sviluppo di nuovi farmaci, consentono in un numero sempre maggiore di casi, di curare o rendere croniche le patologie oncologiche, garantendo la sopravvivenza a lungo termine dei pazienti, la gestione a 360 gradi del paziente in tutte le fasi della patologia assume un ruolo sempre più importante nella pratica clinica. Al convegno che si svolge all’hotel Hilton si parla di terapie nuove, ma soprattutto di prospettive future. Presenti al Campus da New York anche l’oncologo Jeff Weber della New York University e da Amburgo il dermatologo Dirk Schadendorf. Tra gli italiani Giuseppe Palmieri, professore ordinario dell’Università di Sassari.

I VACCINI A MRNA

E proprio a margine del convegno Jeff Weber ha annunciato gli ottimi risultati della sperimentazione del vaccino terapeutico anticancro a mRna, ossia la tecnologia utilizzata per mettere a punto i vaccini anti Covid. Dati ufficializzati dallo stesso Weber il giorno dopo all’Aacr di Orlando, Florida che ha mostrato i risultati dello studio Keynote 942 relativo alla combinazione del vaccino personalizzato ad mRNA, mRNA-4157 con il pembrolizumab. Lo studio randomizzato di fase 2 ha comparato la combinazione del mRNA-4157 con il pembrolizumab al solo pembrolizumab in monoterapia.

Sono stati arruolati 157 pazienti, di cui 107 trattati con il vaccino + il pembro e 50 con il solo pembrolizumab. La Relapse-Free Survival a 18 mesi è stata del 78.6% nel gruppo della combinazione contro il 62.2% nel gruppo della monoterapia con il pembrolizumab. La combinazione ha evidenziato una riduzione statisticamente significativa (p-value 0.0266) del rischio di recidiva o morte del 44% (HR=0.561). Inoltre, il profilo di tossicità della combinazione è stato molto simile a quello della monoterapia.

Questi sono i primi risultati che dimostrano un miglioramento della Relapse-Free Survival rispetto alle cure standard nel trattamento della terapia adiuvante dei pazienti con melanoma ad alto rischio. Lo studio Keynote 942 è il primo studio randomizzato che dimostra come un approccio personalizzato con una vaccinazione verso neoantigeni specifici dia un beneficio ai pazienti con melanoma. Molto presto incomincerà uno studio di fase 3 mirato a confermare i dati del Keynote 942. In Italia lo studio dovrebbe arrivare verso giugno.

Questi dati ci fanno ben sperare per un altro studio a cui, come Pascale,  stiamo partecipando: lo studio della Evaxion. Concettualmente molto simile e basato su un vaccino a mRna somministrato in associazione ad un anti-PD-1, a differenza, però, dello studio di Moderna il vaccino viene somministrato come trattamento di prima linea nel melanoma. Anche in questo caso un frammento del tessuto tumorale viene processato per fabbricare il vaccino a mRna; nel frattempo il paziente inizia il trattamento con pembrolizumab e, dopo circa 8 settimane, si aggiunge questo vaccino.

“Posso dire con orgoglio e non poca commozione che ci troviamo all’inizio di una nuova possibile rivoluzione – ha dichiarato Paolo Ascierto –  un vaccino personalizzato che aiuta l’immunoterapia attualmente in uso e che potrebbe diventare una strategia pan-tumorale, non solo per il melanoma”.

E vediamolo come vengono fabbricati questi vaccini. Si prende un pezzo di tessuto tumorale del paziente e si invia presso un laboratorio specializzato dove viene processato. Un algoritmo particolare a questo punto seleziona diversi neoantigeni (molecole riconosciute ‘estranee’ dall’organismo e tipiche di quel particolare tumore e di quella particolare persona), scegliendo quelli che potrebbero generare una maggior risposta immunologica; su questi, viene sviluppato l’Rna messaggero che diventerà il vaccino vero e proprio. Promettenti anche le terapie cellulari tipo Car-T. “Bisogna sottolineare che è un risultato di riduzione ulteriore, che si va ad aggiungere ai progressi già ottenuti con l’immunoterapia, ad esempio con la terapia con pembrolizumab e nivolumab, che già ha ridotto il rischio di recidiva del 50%.Lo studio di Fase III, che precede l’uso clinico e che sperimenterà la nuova terapia su un numero più alto di pazienti, partirà nel 2023 e valuterà i suoi effetti anche su altri tipi di tumori. Per avere i risultati definitivi servirà qualche anno: “In genere dal momento in cui inizia l’arruolamento al primo dato possono passare dai 3 ai 5 anni –  spiega Ascierto – e queste tecniche si aggiungono ai buoni risultati che stiamo avendo con le terapie cellulari e le Car-T nei pazienti che hanno fallito con l’immunoterapia e che ci accingiamo a fare anche noi al Pascale”.

L’ANNUNCIO

E anche Moderna e Merck (Msd in Europa) annunciano che mRNA-4157 (V940), una terapia neoantigenica individualizzata sperimentale, in combinazione con pembrolizumab, ha dimostrato una sopravvivenza libera da recidiva superiore nei pazienti con melanoma in stadio III/IV ad alto rischio dopo resezione completa rispetto a pembrolizumab. MRNA-4157 (V940) in combinazione con pembrolizumab ha ridotto il rischio di recidiva o morte del 44% rispetto a pembrolizumab da solo nei pazienti con melanoma in stadio III/IV con alto rischio di recidiva dopo resezione completa. I risultati dello studio di fase 2b KEYNOTE-942 sono stati presentati nel corso dell’Annual Meeting di AACR (American Association for Cancer Research).

Le aziende avvieranno uno studio di fase 3 su pazienti con melanoma adiuvante nel 2023 e si espanderanno rapidamente ad altri tipi di tumore, incluso il carcinoma polmonare non a piccole cellule.

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