La Campania un modello di buone pratiche
Al Ruggi di Salerno presentati i dati delle attività di un percorso varato tre anni fa dalla Regione Campania.
Pazienti anziani, fragili per età o patologia, ricoverati in reparti ospedalieri per malattie croniche o eventi acuti: come difendersi dallo Pneumococco, causa di gravi infezioni ai polmoni e alle meningi, come tirare il freno all’Herpes zoster all’origine di dolorose ed estese lesioni cutanee e in che modo contrastare l’incidenza crescente negli ultimi anni post pandemia di casi di Influenza stagionale, nuove varianti Covid senza contare i casi di tetano, difterite, pertosse, epatite B?
La soluzione è offrire la vaccinazione in ospedale: un’offerta attiva che per l’anti Zoster e l’antipneumococcica, per l’antinfluenzale e l’anti Covid ha visto la Regione Campania protagonista negli anni scorsi, per prima in Italia, di un’offerta vaccinale attiva e gratuita per gli ultra 65 enni e per i pazienti fragili. Un progetto in cui le attività dei centri vaccinali del territorio sono state estese ai principali ospedali della Campania dove oggi è possibile non solo raggiungere con le vaccinazioni stagionali e antinfluenzale il personale dipendente ma anche vaccinare i malati cronici e fragili in carico alle varie unità operative ospedaliere per il follow-up delle loro patologie. Un’esperienza che ha avuto successo nei numeri e nelle protezioni immunologiche raggiunte. Per tirare le somme di questa esperienza positiva di Medicina di iniziativa e di sanità pubblica a Salerno, nella sala convegni del “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” (Scuola Medica Salernitana) si sono riuniti nei giorni scorsi i responsabili scientifici dell’iniziativa: Francesco De Caro, docente associato di Igiene e medicina preventiva e responsabile del Piano vaccinale presso l’A.O.U. “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno”, Vincenzo Giordano, della direzione generale per la Tutela della Salute e il Coordinamento del Servizio sanitario regionale. L’evento si è svolto con il contributo non condizionante di GSK e il supporto organizzativo di LinkHealth sotto l’egida della Regione Campania, del dipartimento di Medicina e Chirurgia e Odontoiatria della Scuola Medica Salernitana, di “LabSanPub – Laboratorio di Sanità Pubblica dell’Università di Salerno”, dell’ Ordine dei Medici della provincia di Salerno, della Siti e dell’Anmdo, con la presenza del Presidente Gianfranco Finzi, oltre ai principali attori del progetto regionale.
Fari puntati dunque sul Percorso preventivo diagnostico terapeutico assistenziale (PPDTA) attuato al Ruggi d’Aragona di Salerno, ma anche in altre realtà cliniche del Territorio regionale, sui numeri delle attività di prevenzione primaria svolte con la somministrazione dei vaccini a pazienti che per particolari malattie altrimenti esposti a gravi complicanze in caso di infezione. “Abbiamo realizzato – spiega il professor De Caro – uno specifico modello che prevede la presenza di un centro vaccinale non più inteso come luogo fisico statico ma che diventa itinerante e raggiunge il paziente al proprio letto o durante le visite di follow-up ambulatoriali in un ambito di accessibilità facilitata e di semplificazione che prevede la completa presa in carico dello stato di salute ed esigenze di profilassi del paziente che contempla la completa gestione del vaccino, dall’approvvigionamento alla somministrazione fino alla registrazione sul portale regionale Sinfonia”.
I dati sono incoraggianti, una quota crescente di questi pazienti fragili, principali soggetti a rischio per patologie infettive prevenibili ha eseguito vaccinazioni altrimenti poco richieste. Come l’anti Zoster con 738 vaccini somministrati dal 2023 ad oggi (396 prime dosi e 342 seconde dosi con una mancato richiamo solo nel 14% contro il 60/70% riportato dalla letteratura internazionale), l’Immunizzazione contro il Virus Respiratorio Sinciziale con anticorpo monoclonale (488 dosi somministrate ai neonati nel periodo novembre 2024 aprile 2025) e dati molto incoraggianti anche per influenza e Covid, che continuano a mietere vittime soprattutto nelle fasce di fragilità per comorbilità pregresse ma anche nei neonati per i quali oggi è disponibili a richiesta per la prima volta il vaccino contro il virus respiratorio sinciziale principale ausa di rianimazione nei neonati e bambini molto piccoli.
“Questa attività di prevenzione primaria è preziosa – aggiunge Giordano – con la somministrazione dei vaccini a pazienti per particolari malattie, che altrimenti sarebbero esposti a gravi complicanze in caso di infezione, applica le linee guida del Piano nazionale di Prevenzione vaccinale sull’importanza dei percorsi vaccinali per le popolazioni fragili”.
Un’esperienza dunque da annoverare tra le buone pratiche della sanità campana articolata su logistica, organizzazione e risorse per la vaccinazione che si è avvalso della piattaforma regionale digitale Sinfonia messa al servizio della campagna vaccinale in Regione Campania e del Fascicolo sanitario elettronico, come sottolineato nella sua relazione da Massimo Bisogno, affermando il valore e l’efficacia dei vaccini come strumento salvavita per il paziente fragile. Sotto la lente nelle varie relazioni anche il ruolo della farmacia come garante nell’approvvigionamento dei vaccini e, nella tavola rotonda conclusiva anche le strategie e i percorsi organizzativi per la vaccinazione dei pazienti fragili negli ospedali campani che ha visto intervenire esperti, docenti e clinici tra cui: Arcangelo Saggese Tozzi, Italo Francesco Angelillo, Carlo Bernardo, Rosa Cetrulo, Carmine Coppola, Maria Costantino, Francesco Maria Fusco, Emma Montella, Isabella Vassallo, Giuseppe Vitiello, Maria Alfieri, Nicole Mazzeo, Valeria Conti, Giovanni Boccia, Walter Longanella, Emilia Anna Vozzella, Mario Capunzo.
“La vaccinazione è un intervento che ha un profilo etico e sanitario in termini di sostenibilità economica delle patologie nei confronti di una popolazione che invecchia o fragile per altri fattori – ha concluso il professor De Caro – quelle in vaccinazioni non sono spese ma investimenti per la prevenzione. Non avremmo la possibilità di curare tutti gli anziani fragili che si ammalano ricoverandoli e dobbiamo prevenire. Chi ha una malattia epatica, è immunodepresso, diabetico, cardiopatico, oncologico, affetto da Bpco, dializzato, o ha ricevuto un trapianto d’organo è il candidato ideale di queste vaccinazioni. Vaccinare in ospedale significa approcciare i pazienti nel punto in cui hanno un rapporto con i loro curanti. Per i pazienti ricoverati, cronici, fragili per altre patologie, affetti da multimorbilità in cui queste malattie infettive possono determinare un impatto sullo stato generale di Salute e sulla stessa aspettativa di vita, è fondamentale l’offerta attiva del vaccino che può salvare la vita. Va infine ricordata l’importanza della vaccinazione attiva anche nei giovani. Siamo attrezzati e disponibili anche per la profilassi contro l’Hpv papilloma virus, che offriamo attivamente a tutti i giovani adolescenti che riusciamo a intercettare anche in ospedale. L’obiettivo è consolidare la straordinaria esperienza vaccinale maturata nella stagione pandemica estendendola alla popolazione soprattutto dei pazienti anziani e fragili. Da questo punto di vista la vaccinazione in ospedale è una esperienza che funziona bene”.