
Endometriosi, una patologia che colpisce il silenzio tre milioni di donne in Italia 300 mila in Campania ma la diagnosi arriva dopo 7 anni, la Regione Campania corre ai ripari: ieri nella sala “De Sanctis” di Palazzo Santa Lucia è stato illustrato il Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) realizzato per affrontare questa patologia e che garantirà cure mirate, integrate e coordinate dedicate alle donne colpite da tale patologia. E’ intervenuto il Presidente della Regione Vincenzo De Luca.
Ma che cos’è l’endometriosi? E’ un’anomalia delle cellule endometriali (presenti nella cavità uterina). Un’infiammazione cronica benigna degli organi genitali femminili e del peritoneo pelvico causata dalla presenza anomala in questi organi di cellule endometriali che, in condizioni normali, si trovano solo all’interno dell’utero. Nell’endometriosi, quindi, il tessuto endometriale va a posizionarsi in sedi diverse da quella fisiologica e risente dell’influenza ormonale. Le cause non sono ancora chiare, sicuramente vengono considerati fattori immunitari, genetici e ormonali. Fattori di rischio riconosciuti sono: il menarca (età della prima mestruazione) precoce e la nulliparità.
Una patologia molto frequente a livello globale e i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riferiscono che possa interessare il 10% circa della popolazione femminile in età fertile. Colpisce infatti prevalentemente tra i 25 e i 35 anni anche se può essere presente già alcuni anni prima della sua evidenza clinica. Le linee guida Internazionali raccomandano che la diagnosi di endometriosi venga fatta precocemente, per evitare accertamenti tardivi, che possano peggiorare l’andamento della malattia e la sintomatologia clinica. La diagnosi è spesso accidentale e avviene durante controlli ginecologici di routine o controlli specialistici eseguiti per altre patologie.
La patologia è infatti spesso asintomatica ma si manifesta generalmente con dolore pelvico ed è classificata in 4 stadi a gravità crescente. Per curare l’endometriosi si possono adottare diversi trattamenti in base allo stadio e alla sintomatologia della malattia, andando dal semplice controllo clinico, all’utilizzo di terapie farmacologiche, sino al trattamento chirurgico che deve essere valutato con attenzione per preservare la capacità riproduttiva.
Il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale
«Questo progetto rappresenta un passo fondamentale per rispondere in modo efficace alle esigenze delle pazienti e per promuovere una maggiore qualità delle cure in ambito ginecologico» ha detto De Luca.
Il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) approvato in Campania con delibera offre cure integrate e coordinate in un approccio multi-professionale e multidisciplinare che va dal medico di medicina generale ai consultori, dalle strutture di ginecologia sino ai centri specializzati per l’endometriosi.
Il PDTA stabilisce le caratteristiche dei livelli assistenziali e le Asl, su richiesta della Direzione salute, identificano sul proprio territorio i nodi della istituenda rete assistenziale. I livelli di assistenza sono collegati tra loro attraverso momenti di interfaccia e confronto continuo. La valutazione multidisciplinare dei casi è lo strumento privilegiato per definire la migliore strategia terapeutica e il più appropriato livello di assistenza sulla base della gravità clinica/bisogni assistenziali della paziente.
La rete regionale deve viene realizzata su 3 livelli assistenziali: il 1° livello con la maggiore prossimità di cura alla paziente, è costituito dagli specialisti che operano nei Consultori familiari e ambulatori distrettuali o ospedalieri o dal Medico di famiglia che pongono il sospetto diagnostico sulla base dell’anamnesi, dell’esame obiettivo e di indagini strumentali di base. Tale scelta sostiene anche la mission regionale di rilanciare sul territorio la funzione dei consultori familiari come luogo di primo accesso perfettamente in linea con i modelli europei di servizi alla salute e degli standard di servizi di salute primaria integrati, accessibili, disponibili e alla portata di tutti e in qualunque luogo.
In questa rete nella Asl di Avellino ci sono i consultori familiari e ambulatori distrettuali, a Benevento i consultori dei distretti 7,8,9,10 e 11, Nella Asl di Caserta i distretti 12 e 14, consultorio Caserta, Teano, PO Aversa , PO Marcianise, a Napoli 2 Nord tutti i consultori familiari, a Napoli 3 Sud i consultori familiari, l’ambulatorio distrettuale del San Leonardo. A Napoli 1 Centro tutti i consultori familiari, alla Asl di Salerno un consultorio per distretto sanitario. Il secondo livello di cure prevede la presa in carico della paziente ed il suo management nel tempo. Presso il centro di secondo livello viene completato l’inquadramento diagnostico del caso inviato dal consultorio/ambulatorio distrettuale e specialista ospedaliero medico di famiglia In ambito diagnostico, sono garantite indagini strumentali di base (ecografia pelvica trans-addominale e transvaginale). Sono in questo ambito coinvolte la Ginecologia di Ariano Irpino per la Asl di Avellino, l’ospedale di Aversa per la Asl di Caserta, i presidi ospedalieri San Giuliano, San Giovanni di Dio di Fratta, Santa Maria delle Grazie per Asl Napoli 2 nord e il Santa Maria della pietà di Nola per la Asl Napoli 3 sud. Quindi l’ospedale San Pio a Benevento, i presidi della ASL Napoli 1, il Ruggi D’Aragona a Salerno, il San Giuseppe Moscati ad Avellino. C’è infine il terzo livello cheprende in carico le pazienti il cui quadro clinico manifesti criteri di complessità e severità clinica che richiedano un’alta formazione ed esperienza, sia in ambito diagnostico che di trattamento (forme multi-viscerali complesse/gravicomplicanze). In ambito diagnostico, vengono garantite tutte le indagini strumentali di base e complesse. Sono coinvolte in questo ambito i centri della AOU Vanvitelli, AOU Federico II, Caserta, , la Malzoni Research Hospital e il San Pio. Inoltre le Asl hanno individuato ginecologi delle attività consultoriali con competenze minime su endometriosi ed ecografia ginecologica da avviare ad un percorso formativo professionale dedicato.
«Con il PDTA per l’endometriosi abbiamo cambiato il paradigma per le pazienti, a partire dalle più giovani: dalla presa in cura alla presa in carico.
Il percorso diagnostico terapeutico prevede un primo livello assistenziale assegnato ai medici di famiglia, gli specialisti che operano nei Consultori familiari, ambulatori distrettuali e ospedalieri; successivamente la paziente si indirizza al centro ospedaliero di riferimento e, per i casi più complessi, al centro di terzo livello. Urge accorciare i tempi per la diagnosi certa, visti, ad oggi, i tempi assai lunghi, perché è necessario contenere le conseguenze più gravi e invalidanti per la donna».
Così la Vicepresidente del Consiglio regionale della Campania, Loredana Raia, che ha partecipato con il Presidente Vincenzo De Luca, alla conferenza stampa sul PDTA per l’endometriosi.
«La nostra Regione – spiega Raia – rappresenta un’eccellenza nelle cure della patologia con il 40% di donne provenienti da fuori regione, ma serve lavorare ancora e di più sulla prevenzione: dobbiamo insegnare, attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione, alle nostre ragazze a riconoscere il dolore patologico diverso da quello fisiologico legato al ciclo mestruale, per evitare che si trasformi in dolore cronico, tale da compromettere la qualità della vita e lo svolgimento della routine quotidiana. L’endometriosi, inoltre, è causa di infertilità per più del 30% di donne».
Raia è anche la firmataria della legge regionale sull’endometriosi n. 8 del 2020 che prevede, tra le altre cose, l’osservatorio per il monitoraggio della patologia e la rete dei centri di riferimento per il percorso diagnostico terapeutico. «I numeri in Italia sono impietosi – ha ricordato Raia – una donna su 10 ne soffre, si stimano circa 3 milioni, circa 1000 casi diagnosticati in Campania ogni anno. Con questo PDTA l’endometriosi emerge dalla condizione di patologia misconosciuta, se non quando è già tardi, e si adottano le opportune strategie di prevenzione e cura, preservando l’apparato riproduttivo e gli altri organi interessati nei casi più complessi. Con oggi – conclude Raia – e con un’importante campagna di comunicazione e formazione degli operatori, a cui ci affiancherà il mondo dell’associazionismo, che è stato molto prezioso in tutta la fase di gestazione della legge, sapremo dare risposte adeguate alle donne affette da endometriosi».
Principali attività previste
- Formazione avanzata per ginecologi delle attività consultoriali su endometriosi e ecografia ginecologica, attraverso workshop, seminari e corsi pratici.Sviluppo di protocolli condivisi tra i centri di secondo e terzo livello e i consultori, per standardizzare il processo di diagnosi e trattamento.
- Implementazione di una piattaforma digitale regionale per la condivisione dei dati clinici e dei referti diagnostici tra i centri e i consultori.
- Organizzazione di incontri periodici tra specialisti per monitorare i risultati e aggiornare le linee guida cliniche.
Risultati attesi
- Miglioramento del livello di assistenza alle pazienti affette da endometriosi.
- Aumento delle competenze professionali del personale sanitario coinvolto.
- Riduzione dei tempi di diagnosi e ottimizzazione dei trattamenti. Creazione di una rete regionale forte e integrata per la gestione dell’endometriosi.