di Isabella Continisio
gentile direttore
Il 30 aprile scorso in Consiglio dei Ministri il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha annunciato che per far seguire agli alunni le lezioni di educazione sessuale sarà necessario un consenso preventivo scritto da parte delle famiglie. Chi non disporrà di questo consenso resterà dunque privo di questo percorso educativo? Nell’ambito di una stessa classe ci saranno ragazzini che avranno ricevuto educazione all’affettività e alla sessualità e altri che si alzeranno e andranno a seguire “un percorso alternativo” perché non autorizzati?
Grazie ad alcuni progetti promossi da diverse istituzioni e associazioni stiamo incontrando tantissimi giovani (ma non abbastanza) a cui stiamo offrendo un percorso di educazione all’affettività e alla sessualità e anche di contrasto alle malattie sessualmente trasmesse come l’Aids di cui poco si parla ma che sono ancora presenti nell’ambito dei rischi delle relazioni intime tra giovani e meno giovani che possono essere contrastate solo con una corretta e capillare informazione partendo dalla scuola. Stiamo purtroppo riscontrando una preoccupante impreparazione e totale assenza di informazioni adeguate. I giovani dal canto loro pongono domande che mettono in luce confusione, disinformazione e un urgente bisogno di conoscere. Offrire lezioni di educazione sessuale solo a coloro a cui i genitori lo consentano è un’ingiustizia oltre che essere un grave errore strategico. Questo significa, di fatto, remare contro il concetto di Prevenzione che invece sta a cuore a questo governo. Creare diseguaglianze tra i giovani sulle conoscenze che più li riguardano. Purtroppo, i dati sulle malattie sessualmente trasmissibili non sono confortanti e anche sul fronte del rapporto tra uomo e donna ora più che mai ci sarebbe bisogno di un’educazione all’affettività che funzioni da freno ai drammatici dati di violenza di genere, bullismo e femminicidi e che educhi ad una sana sessualità fin dai primi anni di
scuola per tutti e per tutte. L’educazione sessuale è da concepire come educazione alla Salute e dunque un diritto non un optional da concedere solo se si è d’accordo. Senza contare il fatto che se non interverrà sistematicamente la scuola, i siti porno resteranno gli unici mezzi privilegiati di “disinformazione e incitazione al una degradazione del corpo a strumento. Sarebbe un bene per le famiglie che il governo ci ripensi ed elimini queste limitazioni rivalutando e allargando l’attività di educazione alla salute, anche sessuale, nelle scuole.