«Dopo dieci anni di inerzia e mancati controlli, il presidente Vincenzo De Luca si accorge oggi della questione delle prestazioni extra-moenia e dell’intramoenia selvaggia. Peccato che proprio su questo tema ho presentato esposti alla Procura e alla Corte dei Conti, oltre a numerose interrogazioni in Consiglio regionale, evidenziando come il problema delle liste d’attesa fosse direttamente collegato alla gestione disinvolta delle prestazioni libero-professionali dei medici». È quanto dichiara la consigliera regionale indipendente Marì Muscarà, commentando la circolare inviata dal presidente De Luca e dal direttore della Sanità, Antonio Postiglione, ai direttori generali delle ASL. «Questa nota è un vero e proprio paradosso – incalza Muscarà – perché chiede ai direttori generali di controllare il rispetto dei limiti di legge per le prestazioni extra-moenia, ovvero ciò che già dovrebbero fare da anni. La norma, infatti, è chiara da più di vent’anni, e la stessa Regione, con una nota del maggio 2023, aveva ribadito il principio per cui l’attività libero-professionale non può superare quella istituzionale. Ma in questi anni il sistema è stato lasciato correre senza alcun controllo, favorendo le attività private e allungando le liste d’attesa per i cittadini». 
La consigliera Muscarà denuncia il carattere propagandistico delle dichiarazioni del presidente della Regione: «Mentre De Luca annuncia che la Campania è “prima in Italia” per i tempi di erogazione delle prestazioni, la realtà è ben diversa: negli ospedali campani continuano a mancare medici e infermieri, le attese per esami diagnostici e visite specialistiche si misurano in mesi o anni, e i cittadini sono spesso costretti a pagare per curarsi. Quella del governatore è una sceneggiata per coprire il fallimento di una gestione sanitaria basata su proclami anziché su fatti concreti».

Muscarà conclude con un appello: «Non basta una circolare dell’ultima ora per sanare anni di carenze strutturali e di gestione discutibile. È ora di cambiare radicalmente approccio: servono trasparenza, controlli effettivi e soprattutto investimenti reali nel sistema sanitario pubblico, per garantire ai cittadini il diritto alla salute senza dover ricorrere al privato».