Le politiche del governo Meloni aggravano le condizioni di vita di milioni di
Anziani e pensionati.
Il governo di centrodestra, con l’ultimo decreto, ha affossato la legge 33
sulle politiche per gli anziani e la non autosufficienza, non incrementa il
Fondo Sanitario Nazionale (siamo uno degli ultimi paesi in Europa come
percentuale di risorse investite per la sanità) ed ha tagliato il programma
nazionale per la costruzione di case ed ospedali di Comunità.
In ultimo, l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata
aggraverà il divario tra le regioni del centro nord e il sud del paese.
Queste azioni si ripercuotono fortemente sui livelli dei servizi sociosanitari
destinati alle persone fragili, specialmente in una regione come la nostra
già carente di servizi pubblici dedicati agli over 65 (in Campania vi sono
1.100.000 over 65 di cui 308.000 hanno superato gli 80 anni e 230.000
persone sono non autosufficienti).
Per queste motivazioni lo SPI CGIL Campania, nell’ambito delle giornate di
lotta annunciate dallo SPI CGIL nazionale, chiama alla mobilitazione i
pensionati della Campania ed organizza una manifestazione regionale per
il giorno 30 ottobre contro le politiche del governo nazionale e per
sollecitare il governo regionale ad intraprendere una radicale svolta nella
organizzazione e gestione dei servizi sociosanitari in Campania.
Le nostre rivendicazioni si basano essenzialmente su 5 punti:
1) Aumento del fondo sanitario e nuovi criteri di ripartizione:
lo stanziamento attuale del FSN del 6,2% del Pil è assolutamente
insufficiente.
Occorre incrementare il FSN da subito e la percentuale FSN sul PIL
va aumentata in modo consistente per gli anni a venire, è necessario
prevedere risorse aggiuntive destinate alle regioni del sud per
recuperare il divario tra i vari sistemi sanitari regionali.
Occorre infine finanziare adeguatamente la legge sulle politiche
rivolte agli anziani e alla non autosufficienza.
Infatti, le risorse attuali impediscono l’applicazione della legge e
scaricano sugli enti locali oneri finanziari non sopportabili.
2) L’aumento delle risorse devono prioritariamente servire a finanziare
un piano straordinario nazionale di assunzioni di personale nel
servizio sanitario pubblico.
3) Va eliminato il tetto di spesa sulle assunzioni.
Questo problema è fortemente presente nelle regioni meridionali ed
in particolare in Campania dove l’attuazione del piano di rientro ha
provocato la perdita di 14000 unità nel SSR, CON LA CONSEGUENTE
DISATTIVAZIONE DI 20 OSPEDALI PUBBLICI E QUASI 300 PUNTI
DISTRETTUALI CHE EROGAVANO ATTIVITA DIAGNOSTICHE E
SPECIALISTICHE AMBULATORIALI.
In Campania occorre assumere migliaia di operatori non solo per
mantenere quello che c’è, ma sopratutto per attuare la riforma
dell’assistenza territoriale e dell’assistenza domiciliare prevista dal
PNRR.
4) Nella nostra regione manca da sempre un efficiente sistema di
assistenza territoriale, per questo siamo gli ultimi in Italia come
aspettativa di vita, sull’erogazione dell’assistenza domiciliare e
residenziale e sull’applicazione dei Lea in questi settori.
Siamo i primi in Italia come indice di mortalità per le principali
patologie croniche ed abbiamo la più alta spesa per l’acquisto di
prestazioni in altre regioni d’Italia.
Abbiamo bisogno quindi che si realizzi al più presto, rispettando le
tempistiche del PNRR, la costruzione delle Case di Comunità, degli
ospedali di Comunità e delle Centrali operative. È necessario
raggiungere i target (previsti dal Pnrr) di presa in carico sull’assistenza
domiciliare, realizzare un efficiente sistema di telemedicina e creare
una efficiente rete di assistenza pubblica per i non autosufficienti.
Per fare questo, lo ripetiamo, abbiamo bisogno di assumere migliaia
di operatori qualificati.
5) Occorre riorganizzare la rete ospedaliera pubblica e riqualificarne le
funzioni, in particolar modo quella della Emergenza / Urgenza.
La Campania ha il più basso indice di posti letto ospedalieri per mille
abitanti.
La situazione si è ulteriormente aggravate negli scorsi anni a causa
del Piano di rientro e della pandemia Covid.
Negli ultimi dieci anni sono stati disattivati o destinati ad altre
funzioni ben 20 presidi ospedalieri e durante la pandemia alcuni
importanti ospedali che facevano parte della rete dell’emergenza
sono stati riconvertiti in presidi dedicati al Covid.
Oggi quegli ospedali non sono stati ancora restituiti alle loro funzioni
originarie con la conseguenza di sovraffollamenti nei pronto soccorso
rimasti.
Bisogna dare applicazione all’utilizzo dei fondi dell’edilizia sanitaria,
che nella nostra regione non sono poca cosa.
La scelta di edificare ex novo una serie di ospedali va nella direzione
giusta, ma la priorità deve essere quella di restituire una serie di
presidi alle loro originarie funzioni di emergenza e di urgenza, di
ampliare le loro offerte di prestazioni in modo da contribuire
concretamente all’abbattimento delle liste di attesa.
6) L’insufficienza delle risorse a disposizione e la mancanza di migliaia di
operatori hanno causato non solo la riduzione dei servizi ma anche
un pericoloso clima di tensione e di insicurezza che spesso è sfociato
in diversi episodi di violenza nei confronti del personale del servizio
sanitario pubblico.
Ormai non manca giorno che la cronaca nazionale non faccia
menzione di aggressioni nei pronto soccorso o di violenze che
avvengono all’interno dei luoghi di degenza.
Da una parte c’è l’esasperazione dei cittadini che vedono negati i loro
diritti alla salute, dall’altro ci sono gli operatori che non sono più in
grado di sopportare carichi di lavoro eccessivi.
Sicuramente i cittadini e gli operatori non solo tra loro controparte
ma sono vittime dello stesso sistema, ecco perché questi due soggetti
devono essere alleati nel richiedere alle istituzioni un forte
cambiamento.
Più servizi ma anche più umanizzazione e accoglienza nelle strutture
a cominciare da un servizio di informazione capillare ed efficiente,
alla creazione di specifici percorsi di accesso alle cure riservati ai
malati cronici, ai fragili e agli anziani e un rapporto con gli operatori
che rassereni ed infonda sicurezza alle centinaia di migliaia di cittadini
che ogni giorno accedono alle strutture del servizio sanitario
pubblico.
Su questi temi lo Spi Cgil Campania intende misurarsi con la politica,
le associazioni e le istituzioni e chiama alla lotta e alla mobilitazione
i pensionati della nostra regione.
Manifestazione Regionale SPI CGIL
MERCOLEDI 30 OTTOBRE
NAPOLI