L’Istituto superiore di sanità: in tre mesi oltre 200 episodi in Italia, record a febbraio
Allarme degli infettivologi: preoccupano le complicanze nei pazienti in età adulta

Guai a sottovalutare il morbillo. Specialmente in età adulta. Eppure i primi tre mesi del 2024 hanno posto in evidenza un forte aumento dei casi con indici alquanto allarmanti in almeno tre regioni: Lazio, Sicilia e Toscana. È il quadro che emerge dall’analisi del bollettino epidemiologico dell’Istituto superiore di sanità: a leggere il report, dal 1 gennaio al 31 marzo 2024 sono stati censiti 213 casi di morbillo, di cui 34 a gennaio, 93 a febbraio e 86 a marzo. E l’88,2 per cento dei contagi ha riguardato persone non vaccinate. Nello specifico 181 casi di morbillo sono stati confermati in laboratorio, 9 sono stati inquadrati come probabili e 23 possibili, 18 importati. L’incidenza nazionale nel periodo è stata pari a 14,5 casi per milione di abitanti, quindici le Regioni che hanno segnalato casi: in Campania ne sono stati registrati 11 (5 a gennaio, 3 a febbraio e 3 a marzo). L’aumento è in ogni caso sostenuto rispetto al 2023 quando in Italia si erano avuti complessivamente 44 casi e si è intensificato negli ultimi mesi, quelli invernali, evidenzia la relazione dell’Iss. Le tre regioni maggiormente colpite hanno fatto registrare complessivamente il 68% dei casi totali mentre l’incidenza più elevata è stata osservata in Lazio (44,9/milione). Inoltre, su base nazionale 56 casi (26,3%) sul totale hanno provocato almeno una complicanza mentre la trasmissione è avvenuta principalmente in ambito familiare.

LO SCENARIO

Insomma, mentre l’allarme Covid sta progressivamente rientrando (il ministero della Salute, con una circolare interna, ha appena stabilito che la cabina di regia si riunirà ora con cadenza soltanto mensile), a destare preoccupazione è il morbillo che è causato da uno dei virus più contagiosi conosciuti, con un numero di riproduzione di base tra 12 e 18: in pratica il 90% delle persone suscettibili esposte a una persona infetta contrae la malattia. In media si è contagiosi da cinque giorni dopo l’avvenuto contatto con il virus, a circa una settimana dopo la scomparsa delle fastidiose macchie su tutta la superficie cutanea. Il contagio avviene per via aerea, tramite le goccioline respiratorie che si diffondono nell’aria quando il malato tossisce o starnutisce, o toccando gli oggetti contaminati dalle goccioline volatili. Il morbillo può avere complicanze, più o meno gravi, in circa il 30 per cento dei casi come encefalite, otite, polmonite, convulsioni.

SOS VACCINI

Secondo l’infettivologo Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit (Società italiana di malattie infettive) «come accaduto in altri Paesi europei anche in Italia stiamo registrando un aumento dei casi di morbillo frutto del ridotto tasso di vaccinazione registrato nell’ultimo anno. Ricordiamo che il morbillo ha una letalità che arriva a un decesso ogni mille casi e comunque in età adulta può portare a complicanze gravi. È evidente che serve rilanciare la campagna di sensibilizzazione sulla prevenzione vaccinale per riportarla al 95 per cento di copertura». Paradossalmente, è come se l’epidemia Covid e la relativa campagna vaccinale, poi progressivamente smorzatasi, abbiano in maniera parallela scoraggiato anche le vaccinazioni contro il morbillo invece di incrementarle. Del resto, in Italia per i non vaccinati adulti non è stata mai predisposta una vaccinazione né obbligatoria né facoltativa. Le stime di copertura vaccinale registrate dal Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (ECDC) indicano inoltre che in molti Paesi la vaccinazione infantile di routine contro il morbillo è inferiore al livello raccomandato per raggiungere e sostenere l’eliminazione del morbillo e che l’Italia non fa eccezione: nel nostro Paese la copertura nel 2022 è stata del 94 per cento per la prima somministrazione e dell’85 per cento per la seconda, entrambe offerte gratuitamente dal nostro Ssn. Rispetto al 2019 è stabile la percentuale delle prime dosi mentre per le seconde si registra un calo di copertura del 3 per cento. Ecco perché molti medici di base parlano di «un’intera generazione» esposta al rischio morbillo, soprattutto gli anziani e gli over 40 in generale, cioè quella generazione precedente all’entrata in vigore delle norme sul vaccino diffuso. Oggi in Italia per i bambini le vaccinazioni obbligatorie sono dieci: quelle che proteggono da difterite, tetano, poliomielite ed epatite B lo sono già da molti anni mentre quelle contro pertosse, haemophilus influenzae di tipo b, morbillo, parotite, rosolia e varicella lo sono diventate a partire dal 2017.