La Sanità delle Regioni: le risposte del Mezzogiorno alla Winter School di Napoli di Motore Sanità. In Campania gli esempi della rete oncologica e delle malattie rare.

Le opportunità, oltre che le necessità e urgenze, della Sanità pubblica in Italia dopo l’emergenza pandemica: arriva la risposta del Sud all’insegna della ricerca e della sostenibilità agendo sulle leve dell’innovazione e delle nuove tecnologie.
Sotto la lente le eccellenze assistenziali e di programmazione espresse da Campania, Puglia, Basilicata, Umbria, Abruzzo, Calabria e Sicilia approfondite nel corso della Winter School di Motore Sanità che si è appena conclusa a Napoli.
Sotto i riflettori di decine di sessioni plenarie, laboratori e tavole rotonde un modello di governo della Salute che, anche nel Mezzogiorno, senza assistenzialismi dimostra che ce la può fare a raccogliere la sfida del regionalismo e dell’autonomia. Due giorni di lavori con i fari puntati ad esempio sulla rete oncologica campana assurta al quinto posto in Italia (secondo i dati Agenas) e di cui ha parlato il manager dell’Istituto Pascale di Napoli Attilio Bianchi. Fari accesi anche sulla nuova rete regionale per le Malattie rare deliberata di recente dalla giunta di Palazzo Sasmnta Lucia in attuazione del Piano nazionale varato a novembre del 2023. “Una rete – ha sottolineato Giuseppe Limongelli, docente della Vanvitelli, direttore del centro di coordinamento regionale malattie rare e direttore dell’Unità di malattie cardiovascolari rare ed ereditarie del Monaldi – che oggi conta su 12 ospedali, sui policlinici come sede di centri di riferimento e in cui insistono 150 unità e 400 medici esperti. Un sistema che guarda allo stesso tempo all’Europa, con 22 centri di eccellenza riconosciuti in 6 ospedali ed università della Regione. Ma allo stesso tempo una attenzione sempre maggiore al territorio attraverso la definizione di reti hub-spoke-satelliti (un modello realmente innovativo, al momento realizzato per reti specifiche, come le malattie emorragiche ereditarie) ed attraverso la realizzazione di nuclei territoriali multidisciplinari presso ogni ASL, con medici, farmacisti, psicologi, assistenti sociali, ed altre figure di collegamento che guarda alle reti europee Ern”. Settori assistenziali di alta complessità che in Campania, per la prima volta in 20 anni, hanno invertito la rotta della migrazione sanitaria recuperando in totale nel saldo tra pazienti in entrata e in uscita, circa 40 milioni sul saldo storico negativo di cui 5 solo per l’oncologia. Un modello, la rete oncologica campana, che sarà implementata in Calabria, Sicilia e Basilicata che ne hanno fatto richiesta e che interessa anche alle Marche e al Lazio con cui sono avviati scambi e interlocuzioni per la parte organizzativa. “La Roca – avverte Bianchi – è articolata attorno a una piattaforma informatica unica sviluppata in house e a centri hub e spoke in rete con un collegamento diretto, alle dimissioni, con 900 medici di famiglia ma è soprattutto la fase diagnostica e terapeutica a giovarsi dei Gom (Gruppi oncologici multidisciplinari) e di infermnieri Case manager che guidano tutto il percorso di cura”. I miglioramenti della rete oncologica campana sono stati riconosciuti anche dalla Corte del conti nella sua recente relazione annuale di accompagnamento all’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Alla Winter di Motore Sanità – promossa in media partnership con Mondosanità, Eurocomunicazione e Askanews e con il contributo incondizionato di Mundipharma, Boehringer Ingelheim, Chiesi global rare diseases, Johnson & Johnson, Daiichi-Sankyo, Abbott, Amicus Therapeutics e Incyte – sono intervenuti tra gli altri, in presenza e da remoto, la senatrice Simona Loizzo, Luca Coletto, assessore alla Salute della Regione Umbria, Antonio Postiglione direttore del dipartimento Salute della Regione Campania, i subcommissari della Regione Calabria Ernesto Esposito e Iole Santozzi. Folta la rappresentanza anche della Sicilia con una delegazione di alto profilo capitanata dalla Senatrice Daniela Ternullo componente Commissione della 10ª Commissione Permanente (Affari Sociali, Sanità, Lavoro Pubblico e Previdenza Sociale) che ha sottolineato l’importanza della tecnologia, dell’innovazione e, soprattutto, dell’intelligenza artificiale nel contesto attuale parlando del nuovo disegno di legge sui disturbi del comportamento alimentare di cui è relatrice e gli interventi di esponenti della realtà sanitaria siciliana come Vincenzo Adamo, Renato Bernardini, Livio Blasi, Roberto Bordonaro, Sonia Cosentino, Salvatore Corrao, Patrizia Marrone, Maria Piccione, Elita Schillaci e Nunzia Scibetta. E poi clinici e primari delle varie regioni, presidenti di Ordini delle professioni sanitarie, direttori generali e amministratori di sanità pubblica, esponenti del terzo settore delle associazioni di pazienti. Riflettori accesi sulle cure di prossimità, sui bisogni dei pazienti fragili, sul nodo del personale che manca e delle risorse insufficienti con un focus sulle opportunità e urgenze dei dirigenti, medici, infermieri e altro personale sanitario. Infine l’alta formazione manageriale in Sanità con l’intesa siglata tra Motore Sanità e Università telematica Pegaso. “Con questo nuovo master – spiega Giulia Gioda, presidente di Motore Sanità – ci impegniamo non solo a formare aspiranti direttori generali, sanitari e amministrativi e primari di Asl e ospedali ma anche ad avvicinarli alla realtà regionale attraverso l’esperienza di docenti e tutor che vantano un bagaglio significativo conseguito sul campo nel settore dal management sanitario”.
“C’è un filo sottile – ha poi concluso Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità – che ha legato l’evento della Winter School di Cernobbio al World Health Forum e alla Winter School di Napoli che ci ha consentito di approfondire l’importanza dei farmaci e dei dispositivi medici nel nostro Paese, di terapie terapie adeguate e uniformemente diffuse per evolvere da uno Stato che detiene il secondo posto in Europa per la produzione di farmaci, ma anche implementare nuovi investimenti legati alla ricerca e, attraverso il PNRR, adottare nuovi modelli organizzativi funzionali ai bisogni di salute della popolazione italiana lo sviluppo di nuovi dispositivi, focalizzati non solo sulle strutture ospedaliere, ma anche sul futuro della medicina territoriale. Per valutare il rapporto del nostro Paese con gli altri, esamineremo i dati dell’Ocse come punto di partenza e riferimento, facilitando una ripartenza adeguata. La ricerca propone un’evoluzione nell’ambito farmacologico dei dispositivi, mirando a garantire un’innovazione omogenea su tutto il territorio. Parallelamente, si prevedono nuovi modelli organizzativi per riformare un Servizio sanitario nazionale di grande valore ma che, a 45 anni dalla sua istituzione, richiede un adeguamento”.