Prescrivibilità concessa agli specialisti ambulatoriali ma solo in Reumatologia

Operatori e pazienti riuniti a Napoli da Motore Sanità per accendere i fari sulle necessità della dermatologia e gastroenterologia clinica

L’ impiego dei farmaci biosimilari (medicinali biologici altamente simili a uno già approvato di cui è scaduto il brevetto): ammonta a circa 100 milioni di risparmi milioni annui, sui 600 conseguiti a livello nazionale, il risparmio ottenuto dalla Campania sulla spesa farmaceutica pubblica, grazie a percorsi di cura ospedalieri e territoriali messi in campo sin dagli anni che hanno preceduto la pandemia.


    Un modello di buone pratiche per la sostenibilità dei farmaci innovativi.

In questo ambito la Reumatologia (specializzazione che si occupa delle patologie autoimmuni) è stata la prima disciplina ad aver coinvolto anche gli specialisti ambulatoriali del territorio per la prescrivibilità ma da operatori e pazienti giunge ora la richiesta di estendere questo modello anche all’area della dermatologia e della gastroenterologia. A mettere a fuoco luci e ombre nell’uso dei biosimilari nelle regioni italiane è Motore Sanità che ha organizzato stamani a Napoli al Centro direzionale una tavola rotonda tra amministratori, clinici, universitari e associazioni dei pazienti. Un focus tematico dedicato alle opportunità delle terapie con farmaci biosimilari in vari ambiti clinici e alle urgenze del miglioramento degli assetti organizzativi con il contributo non condizionante di Sandoz. “Puntare sui biosimilari non è una scelta ma un obbligo per la gestione sostenibile di una delle principali voci di costo delle cure sanitarie – ha sottolineato nel corso della tavola rotonda Antonio Postiglione, direttore generale del dipartimento Salute della Regione Campania – siamo del tutto propensi ad accogliere la richiesta di allargare la platea di pazienti che possono essere curati con farmaci innovativi ed ad alto coso replicando il modello creato per la Reumatologia. Se la Campania – ha poi aggiunto – è riuscita a centrare il pareggio di bilancio, sui conti della Sanità, sin dal 2013, a fronte di un gravissimo deficit che ne limitava le possibilità di governo è stato proprio grazie agli interventi profondi di razionalizzazione della spesa sulle principali voci di costo. C’è ora una forte volontà di rendere compiuto il lavoro avviato negli anni. L’alternativa è fornire meno servizi ma a pagarne le spese sarebbero i pazienti. Per questo – ha concluso – ci aspettiamo risposte coerenti nel riequilibrio del riparto del Fondo sanitario nazionale e sul tetto alle assunzioni di personale che resta ancorato, per la Campania, al 2004 meno l’1,4%”.
    “I farmaci biosimilari rappresentano una grande opportunità di cure innovative e sostenibili – ha sottolineato Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità – in un’epoca in cui l’innovazione e la ricerca hanno reso disponibili in quasi tutte le patologie cure costose che cambiano l’aspettativa di vita dei cittadini malati. La Campania ha dimostrato di potercela fare in questa sfida senza più strumenti assistenziali e in autonomia”. Sul fronte dei biosimilari è molto chiara è la posizione dell’aida, ente regolatori nazionale: nel suo secondo documento “Position Paper sui Farmaci Biosimilari”, chiarisce ogni aspetto critico legato all’utilizzo di queste importanti opzioni terapeutiche. La scelta di trattamento rimane una decisione clinica affidata al medico e concordata con il paziente ma è fondamentale promuovere un dialogo costruttivo tra il medico e il paziente sulle scelte terapeutiche a disposizione.
    Dall’introduzione dei primi biosimilari ad oggi nelle varie regioni vi è stato un allargamento delle popolazioni da trattare ma non in maniera omogenea. Ugo Trama, responsabile del settore farmaceutico della Regione Campania, ha sottolineato la volontà di mettere in campo uno sforzo ulteriore per organizzare e condividere nuovi percorsi di cura e di accesso ai farmaci innovativi per i pazienti cronici.
    Francesco Ciccia, ordinario presso il dipartimento di medicina di precisione e reumatologia dell’Università Vanvitelli ed Enrico Tirri responsabile della reumatologia del San Giovanni bosco e dell’unità dell’ospedale del Mare sono stati concordi nel ritenere valido il percorso condotto ai tavoli regionali e nella possibilità di allargare l’uso dei biosimilari in altri campi della clinica oggi meno battuti. “E’ assodato che i biosimilari sono farmaci del tutto sovrapponibili alla specialità originator – hanno sottolineato – mentre è da curare la corretta informaziojne al paziente che spesso, per le difficoltà di approvvigiornamento è costretto a cambiare tra un biosimilare e l’altro che disorienta”. Fondamentale il riuolo dunque del medico di fiducia e da salvaguardare è anche la libertà prescrittiva. In propostito è giunta la nota critica di Gaetano Piccinocchi, segretario nazionale della Simg, la società scientifica della medicina generale: “i medici di famiglia in questo ambito dei biosimilari non sono stati coinvolti pur essendo gli unici a conoscere per intero la storia clinica dei pazienti. In altri casi invece sono il terminale prescrittivo di decisioni cliniche prese dagli specialisti di cui si devono assumere la responsabilità.
    Unanime poi la richiesta delle associazioni dei pazienti (Valeria Corazza, presidente Apiafco – pazienti psoriasici – Lorenzo La Manna dell’associazione pazienti reumatici cronici, Dinatello Catera di Acmar e Lorenzo Latella di Cittadinanzattiva Campania) nel chiedere il coinvolgimento dei pazienti in tutti i tavoli, nazionali e regionali, in cui si pianificano gli asset di cura che li riguardano. Un vuoto più volte segnalato da Motore Sanità nell’ambito degli eventi scientifici organizzati nelle regioni.
    Filomena Morisco, presidente della Soietà scientifica campana di Gastroenterologia e docente della Federico II ha poi chiesto di focalizzare i percorsi diagnostico terapeutici per disciplina e non per singola patologia. Fabiana Castiglione, docente di Gastroenterologia della Federico II ha sottolineato la mancanza di un registro dei farmaci biologici e di un registro dei malati che per le malattie infiammatorie croniche intestinali è oggi basato solo sui codici di esenzione. “La Campania – ha ricordato – è stata tra le prime in Italia ad elaborare un Pdta per queste patologie ma nanca una rete hub e spoke sul modello della rete oncologica a fronte di 12 mila pazienti affetti di cui oltre la metà in carico ai centri della Federico II. Malati che non possono essere adeguatamente seguiti a livello ambulatoriale per l’impegno multidisciplinare”. Sono infine intervenuti Leonardo De Luca, primario della Gastroenterologia dell’ospedale del mare, Mattero Megna ricercatore della Federico II, la specialista ambulatoriale Stefania Padula e Simona Serao Creazzola, direttore del dipartimento di farmacia della Federico II.
    A chiudere l’incontro i consiglieri regionali Giovanni Porcelli e Tommaso Pellegrino che hanno sottolineato la necessità di misurare le luce e ombre della Sanità campana in base ai risultati raggiunti rispetto al punto di partenza e alle condiziooni date in termi i di risorse e di personale. “Motore sanità – ha concluso Zanon – ritiene, attraverso il monitoraggio di quanto sta accadendo nelle diverse regioni, che sia il momento di aprire un nuovo dialogo su questo aspetto crucialedel governo della Salute condividendo criticità e buone pratiche in uttti i settori e per questo abbiamo organizzato a Napoli, all’hotel santa Lucia per il 14 e 15 marzo una winter School sulla Sanità campana”.