La giovane Francesca Pia Caruso, membro del Laboratorio di Bioinformatica e Biologia Computazionale dell’Istituto irpino, insieme ad alcuni suoi colleghi, in larga parte provenienti da atenei statunitensi, è fra gli autori principali di uno studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Cell, per l’analisi molecolare delle caratteristiche immunitarie dei tumori. Nello specifico, il team di ricercatori, grazie a un approccio multi-omico, è riuscito a caratterizzare il microambiente tumorale e le relative interazioni con le cellule tumorali in oltre mille campioni neoplastici in dieci diversi tipi di cancro.
 “Il nostro contributo – spiega la dottoressa Caruso – ha portato all’identificazione di sette diversi sottotipi immunitari, associati a specifiche alterazioni del DNA’’. ‘’Questo fatto nuovo – aggiunge – ci suggerisce l’esistenza di un’impronta molecolare, per cui pazienti affetti da tumori differenti possono attivare meccanismi di risposta immunitaria simili”. Nel dettaglio, sono state identificate alcune proteine chinasi chiave, la cui attività è alla base dei meccanismi di evasione immunitaria del tumore e che potrebbero rappresentare efficaci target terapeutici. 
L’utilizzo di un nuovo approccio computazionale ha inoltre permesso di stimare per ogni tumore la composizione del microambiente, identificando precise condizioni cellulari associabili alla sopravvivenza nel carcinoma renale, nell’adenocarcinoma polmonare e in quello pancreatico. In particolare, la presenza di un particolare sottotipo di infiltrato immunitario è potenzialmente associata a una risposta favorevole al trattamento con immunoterapia in diversi tumori.
“Questi risultati – sottolinea Francesca Pia Caruso – aprono nuove prospettive sulla possibilità di migliorare l’efficacia di farmaci immuno-terapici e di contrastare meccanismi di immuno-resistenza, potendo così ampliare il numero di pazienti che trarrebbe maggiore beneficio dal trattamento, sulla base di specifiche caratteristiche del tumore’’.
Il professore Michele Ceccarelli, co-autore senior dello studio e responsabile del laboratorio di Bioinformatica e Biologia Computazionale di Biogem, specifica che “il gruppo di ricercatori ha potuto sfruttare un enorme database di informazioni molecolari, realizzato nell’ambito del  Clinical Proteomic Tumor Analysis Consortium (CPTAC), con l’intento di studiare come fattori genetici ed epigenetici agiscono su geni e proteine per modificare le modalità con cui il sistema immunitario riconosce le cellule tumorali’’. ‘’Tale lavoro – garantisce infine Ceccarelli – non solo permette di comprendere perché alcuni pazienti rispondono meglio di altri alle immuno-terapie, ma soprattutto consente di individuare nuovi potenziali target farmacologici da combinare con i cosiddetti inibitori dei checkpoint immunitari”.