Le malattie della tiroide sono molto frequenti ed in Italia si stima che circa 6 milioni di persone soffrano di disturbi alla tiroide. 
Questi disturbi possono essere legati in alcuni casi ad un malfunzionamento della tiroide: un ipotiroidismo in caso di scarsa funzione (colpiti l’8% delle donne e il 2% degli uomini) o un ipertiroidismo in caso di eccesso di funzionalità (interessati il 2-3% donne e lo 0,2-0,3% degli uomini).
Oltre a problemi di funzionalità ed indipendentemente dalla funzione possono comparire uno o più noduli con dimensioni variabili da pochi millimetri ad alcuni centimetri.
I noduli tiroidei  sono molto frequenti e possono interessare fino al 30 al 50% della popolazione (soprattutto in zone a carenza di iodio) e possono essere di natura benigna o maligna, asintomatici o dare sintomi compressivi su trachea ed esofago.
Ecco la sfida dell’endocrinologo e del chirurgo endocrino che insieme devono guidare il paziente verso il percorso diagnostico e terapeutico più idoneo, suggerire la terapia adeguata e distinguere la natura dei noduli attraverso specifici strumenti diagnostici.
Di questo si parlerà nel X Workshop di Aggiornamento che si terrà il prossimo 19 gennaio con inizio alle ore 8.45 presso il Centro Congressi dell’Hotel Royal di Napoli organizzato dai Professori Giovanni Docimo e Maurizio De Palma sotto l’egida della Società Italiana Unitaria di Endocrinochirurgia e della Società Italiana di Chirurgia che vedrà i più importanti esperti nazionali sia in chirurgia tiroidea che paratiroidea confrontarsi sulle più recenti novità.
Quali le novità di cui si discuterà? Ne parliamo con il Prof. Giovanni Docimo, Responsabile della Unità di Chirurgia Tiroidea dell’Università Vanvitelli della Campania e Presidente della Società Italiana Unitaria di Endocrinochirurgia: “Sia la diagnostica che la terapia chirurgica sono profondamente cambiate negli ultimi 5/6 anni. Attraverso mezzi diagnostici sempre più sofisticati come ad esempio il ricorso all’immunoistochimica in caso di agoaspirato per sospetti tumori o attraverso la PET riusciamo ad avere molte informazioni prima di un eventuale intervento chirurgico sia in caso di patologie tiroidee che paratiroidee. Ciò ci aiuta a capire se l’intervento è indicato, di classificare il rischio di malattia, di modulare il tipo di chirurgia, se avviarlo ad un percorso osservazionale o se sottoporlo a trattamenti alternativi, se asportare parte o tutta la tiroide, se associare terapie complementari”.
Com’è cambiata la chirurgia tiroidea? “Oggi l’endocrinologo ed il chirurgo, che devono sempre lavorare in tandem, dispongono di molte possibilità sia diagnostiche che terapeutiche: nuove formulazioni terapeutiche, terapie chirurgiche sempre più evolute, accessi chirurgici alternativi a quelli tradizionali, trattamenti ablativi percutaei, strumenti intraoperatori per riconoscere il nervo ricorrente durante l’intervento (neuromonitoraggio intraoperatorio) utili a ridurre i rischi operatori, mezzi di emostasi e sintesi, tecniche di immunofluorescenza per riconoscere le paratiroidi e tante altre novità”
Quale il ruolo delle Società Scientifche come la SIUEC? “Garantire un continuo confronto di esperienze tra le principali scuole chirurgiche nazionali al fine di proporre linee guida chiare, di confrontare i risultati delle diverse metodiche, di far conoscere a chiunque sia interessato i Centro Italiani a più alto volume di trattamento ed ove sia possibile sottoporsi  alle terapie mediche e chirurgiche più moderne e con i i migliori risultati.