I fragili della Pubblica amministrazione non saranno lasciati indietro. Il governo sta lavorando a un proroga, fino al 31 marzo, del diritto allo smart working agevolato per i dipendenti pubblici che soffrono di determinate patologie e che, in virtù di queste, sono considerati particolarmente a rischio. Diritto in scadenza alla fine di questo mese. Sullo sfondo c’è il Covid e le sue nuove varianti, che hanno ripreso a mietere contagi. In corso riunioni nei ministeri interessati per individuare le modalità con cui calare a terra la proroga. L’intervento in preparazione punta a evitare disparità di trattamento tra pubblico e privato. Per quanto riguarda il privato, infatti, la commissione Bilancio del Senato ha dato semaforo verde nei giorni scorsi a un emendamento delle opposizioni che estende, per genitori di minori under 14 e fragili, il diritto al lavoro agile nelle aziende.  Nella Pa l’accesso allo smart working per i lavoratori con figli piccoli deve essere previsto dai Piao, i piani di organizzazione del lavoro, delle singole amministrazioni, quindi la proroga in forno non farà presa su questa categoria di dipendenti. A beneficiarne saranno solo i super fragili. Il lavoro agile semplificato per i fragili nella Pa, spiegato in parole semplici, prevede che non siano necessari accordi individuali con il dirigente incaricato per accedervi. Nel complesso sarebbero poco meno di un milione i dipendenti, del pubblico e del privato, considerati fragili.

Nel privato funziona così: hanno diritto al lavoro agile tutti i lavoratori che, sulla base delle valutazioni dei medici competenti, sono più esposti a rischio di contagio dal Covid, in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o comunque da comorbilità che possano caratterizzare una situazione di maggiore rischio, accertata dal medico competente. Nel pubblico invece fa da bussola il decreto interministeriale (Pa, Salute e Lavoro) del febbraio del 2022, che fissa il perimetro delle patologie di cui deve soffrire uno statale per avere accesso alla corsia preferenziale che porta allo smart working. Sono considerati fragili i dipendenti pubblici con una marcata compromissione della risposta immunitaria o in attesa di un trapianto d’organo.

Stesso discorso per le persone affette da una patologia oncologica o onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi e mielosoppressivi, o che è a meno di sei mesi dalla sospensione delle cure. Fanno parte della categoria dei fragili anche i lavoratori che soffrono di tre o più patologie tra cardiopatia ischemica, fibrillazione delle arterie, scompenso cardiaco, ictus, diabete mellito, bronco-pneumopatia ostruttiva cronica, epatite cronica e obesità. Peraltro, il perimetro disegnato dal decreto del 2022 è stato definito troppo “stretto” dai partecipanti ai gruppi aperti sui social dai fragili della Pa, dove in tanti chiedono un allentamento dei parametri fissati ormai due anni fa.