Riabilitazione, assegnazione delle risorse regionali:
Asl di Avellino la più penalizzata della Campania
Le richieste dell’assemblea pubblica indetta da Aspat e Cittadinanza attiva

Raccolte oltre mille firme in una petizione popolare indetta dai comitati dei cittadini per i disabili

La Asl Avellino è sin dal 2014 fanalino di coda, in Campania, per l’assegnazione del budget relativo all’assistenza riabilitativa dei disabili (adulti ed età evolutiva) nei vari setting assistenziali: residenziale, semiresidenziale, a domicilio e ambulatoriali. A fronte del risparmio record della spesa storica conseguito negli anni del deficit, la Asl irpina anziché premiata è stata dunque penalizzata dalla assegnazione della quota procapite del fondo sanitario dedicato a questa area assistenziale. Risorse assegnate per spesa storica anziché per fabbisogno procapite che fanno mancare la copertura di una quota annua consistente di prestazioni sanitarie per i disabili in provincia di Avellino. In particolare mancano all’appello 101 mila prestazioni annue per un corrispettivo, in soldoni, di 4,5 milioni di euro che generano instabilità di bilancio delle strutture sanitarie accreditate, cure negate per i pazienti, superamento dei tetti di spesa, liste di attesa per il reclutamento di altri disabili che non possono essere arruolati alle cure necessarie.
Ad aggravare la situazione lo stop – scattato solo per la Asl irpina a fronte del semaforo verde per altre Asl – alla possibilità di dirottare risorse non utilizzate per le attività riabilitative dal setting residenziale e semiresidenziale a favore di quelle più richieste, domiciliari e ambulatoriali.
La denuncia proviene dall’assemblea pubblica indetta stamani ad Avellino dall’Aspat e da Cittadinanza attiva, con l’appoggio fattivo del Comitato Lea dei cittadini disabili, promotore di una petizione popolare che ha già raccolto oltre mille firme. Ad affiancare la mobilitazione il garante regionale dei disabili Paolo Colombo e alcuni consiglieri regionali come Vincenzo Ciampi e Vincenzo Alaia, quest’ultimo presidente della quinta Commissione Sanità in Consiglio regionale. “Nel ruolo che ricopro – avverte quest’ultimo – ho avuto modo di affrontare le criticità relative alla sottostima del fabbisogno di prestazioni assistenziali afferenti alla Asl di Avellino. Continuerò su questo punto a sollecitare la giunta regionale affinché completi il lavoro già avviato per la perequazione delle attribuzioni del budget e delle cosiddette quote procapite salvaguardando il principio della parità delle opportunità di cure”. Gli fa eco Michele Gelormini di Cittadinanza attiva: “Quelli di Avellino non sono cittadini di serie B. La questione è ben conosciuta dalla Regione che nel 2001 ha sottolineato in una delibera l’impegno di sciogliere questo nodo non indicando tuttavia i tempi. Tempi che sono maturi ora che abbiamo messo alle spalle l’emergenza Covid. Un nodo che tra l’altro riguardava anche le province di Caserta e Salerno dove però le stese penalizzazioni sono state avviate a soluzione”.
Ce n’è abbastanza per delineare dunque una “questione avellinese” della sanità campana che fa della provincia irpina il sud della Campania in quanto sconta le stesse penalizzazioni della Campania e del Mezzogiorno nel riparto nazionale delle risorse per la Salute.
“Nel dettaglio per i disabili di Avellino e provincia – ha spiegato Pier Paolo Polizzi leader di Aspat – attualmente mancano all’appello circa 0,25 prestazioni procapite (101 mila annue in totale) rispetto alla media regionale per circa 4,5 milioni di euro di budget sottratto alla Asl per la riabilitazione, per una spesa procapite in Irpinia di 30 euro assegnati per cittadino rispetto ai 41 della media regionale (30 euro in meno). Al 31 ottobre scorso – concluse – per la parte ambulatoriale e domiciliare delle attività di riabilitazione è stato esaurito il budget in quasi tutti i centri accreditati della Asl e servono 1,4 milioni per coprire il fabbisogno dalla committenza pubblica per evitare lo stop alle cure e ingigantire le liste di attesa. Prestazioni e pazienti che le aziende non possono dismettere sebbene oltre i limiti del tetto di spesa. Servirebbero dimissioni protette verso le strutture pubbliche a gestione diretta ma non ci è concesso farlo”.
Cruciale per una correzione di un evidente errore della programmazione sarà il vertice regionale in programma il 1° dicembre prossimo in cui sarà presentato al tavolo regionale un documento di sintesi delle richieste dei pazienti e degli operatori votato dall’assemblea per riequilibrare la situazione della sanità irpina chiudendo i consuntivi aperti del 2021 e del 2022 e adeguando la programmazione del 2023.