Bruno Zuccarelli (Anaao Assomed): «Continuando così, molto presto, non ci sarà più una sanità pubblica da difendere».

Fanno il giro dei media nazionali le immagini dell’aggressione ad una dottoressa napoletana letteralmente “presa per il collo” dalla figlia di una paziente. Bruno Zuccarelli, segretario regionale del sindacato dei medici dirigenti parla di una situazione ormai ben oltre il limite. «Non è possibile lavorare su turni che possono durare anche 18 ore consecutive, essere insultati per un’attesa troppo lunga o massacrati di botte se qualcosa non piace o se non si riesce sempre e comunque ad evitare un decesso. Nessuno di noi ha studiato anni e sacrificato la propria vita familiare per questo. Molti restano, spinti dalla passione, ma sono sempre di più quelli che scelgono di andare via». Parole non certo di resa quelle di Zuccarelli, visto che il sindacato dei medici dirigenti lancia ora una campagna che sceglie un linguaggio duro, quello della guerra, per far comprendere quanto sia importante la sicurezza dei camici bianchi per la tenuta del sistema sanitario nazionale. Di qui un’iniziativa forte e provocatoria, la registrazione di uno spot nel quale i medici protagonisti, dopo aver vestito il camice “d’ordinanza”, indossano anche giubbotto antiproiettile ed elmetto militare. «In un momento come questo, nel quale purtroppo si riaffacciano le ombre di guerre che sembravano impossibili, avremmo voluto evitare di ricorrere a questo linguaggio», sottolinea il leader regionale dell’Anaao Assomed. «Tuttavia non c’è più tempo e serve che la politica in primis, ma anche i tantissimi cittadini per bene, si sveglino dal torpore e si uniscano a noi per dire basta». Obiettivo della campagna è quello di evitare che di queste aggressioni si continui a parlare come di un destino ineluttabile, perché, spiega Zuccarelli «continuando così, molto presto, non ci sarà più una sanità pubblica da difendere e solo chi potrà permetterselo avrà accesso alle migliori cure».

Giugliano, geriatra sequestrata e aggredita dalla figlia di una paziente. Il video dell’aggressione segnalato al deputato Borrelli (AVS): “Solidarietà alla vittima, pene durissime per chi aggredisce personale sanitario”
Lo scorso 30 ottobre a Lago Patria una geriatra che stava svolgendo una visita di controllo è stata brutalmente aggredita dalla figlia di una paziente. La vittima è riuscita a filmare tutto con il suo telefonino. Dopo essere stata afferrata per il collo e trattenuta all’interno di un cancello ha cercato di far ragionare la donna ma, quando quest’ultima si è accorta che il medico stava registrando con il cellulare quanto accadeva, è scattata un’aggressione ancora più selvaggia. Il cellulare cade a terra e si sentono sono le strazianti grida di aiuto della vittima. Il video è stato segnalato da un medico di base al deputato di Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli.
“Un video drammatico per il quale voglio esprimere prima di tutto solidarietà al medico aggredito – ha commentato Borrelli. Oramai medici e infermieri, dentro e fuori le strutture ospedaliere, sono sempre più esposti a violenze di ogni genere mentre svolgono il loro lavoro. Una deriva inaccettabile che deve essere arginata prima che accadano nuovi e ancor più gravi episodi. Non esistono giustificazioni di sorta per chi aggredisce un operatore sanitario. Bene ha fatto la dottoressa a registrare l’accaduto e a denunciare. Ma adesso serve una risposta dura da parte dello Stato che deve punire severamente questi episodi impedendo che questi violenti possano ancora nuocere”.