Il manager Bianchi: puntiamo alla medicina basata sui risultati

Istituto Pascale: cento chirurghi da ogni parte d’Italia e da vari paesi del mondo a Napoli non solo per confrontarsi sulle nuove tecniche chirurgiche nel trattamento dei tumori del colon-retto ma anche per verificare i miglioramenti delle performance e degli esiti clinici in questo campo specialistico grazie a un nuovo modello organizzativo integrato adottato dal centro di chirurgia del colon retto guidato al Pascale da Paolo Del Rio, chirurgo oncologo e past president della Società italiana di Chirurgia oncologica.
Un’unità operativa quella guidata dal Del Rio, che unisce specialisti di varie discipline, capace di standardizzare sia i percorsi clinici sia i trattamenti e le procedure chirurgiche, sia gli assetti organizzativi e amministrativi.
Conseguire il miglioramento delle performance terapeutiche, razionalizzare la spesa, ottimizzare le cure e le tecniche, standardizzare i percorsi e anche le procedure per l’acquisizione di farmaci e device gli obiettivi del modello adottato dal Pascale.
L’incontro promosso dalla direzione generale del polo oncologico partenopeo e
con la direzione scientifica di Paolo Delrio si è snodato attraverso interventi dal vivo dalle sale operatorie dell’Istituto e sessioni di studio e approfondimento in un
dibattito evento finalizzato a definire modelli assistenziali innovativi capaci di sposare il miglioramento della qualità di vita post intervento sia di aumentare le guarigioni e in ultima istanza migliorare la sopravvivenza dei pazienti oncologici. Si tratta del primo passo verso una più ampia discussione del ruolo delle reti oncologiche e dell’identificazione di centri di riferimento nel territorio.
“Come esistono le breast unit per i tumori del seno – ha detto Attilio Bianchi direttore generale del Polo oncologico partenopeo così noi proponiamo alla luce della ottimizzazione degli esiti una unità di Chirurgia e terapia oncologica del colon-retto in un’ottica di specializzazione e integrazione in grado di superare la frammentazione delle terapie e la segmentazione specialistica e organizzativa delle cure. Dati alla mano dimostriamo che concentrare anche organizzativamente le risposte assistenziali consente di migliorare i risultati e le performance e di abbattere i costi migliorando efficienza e appropriatezza”.
Un modello organizzativo che sta mettendo in atto anche l’Emilia Romagna con un progetto pilota presentato a Napoli da Mattia Altini responsabile assistenza ospedaliera della Regione Emilia Romagna. Un protocollo che ha coinvolto 7 centri clinici dell’Emila Romagna che conferma come, la sola integrazione organizzativa in un unico protocollo standardizzato nella cura di tumori del colon retto sia in grado di migliorare gli esiti clinici e di razionalizzare le spese correlate. Ciò soprattutto nelle realtà regionali, come quella campana, che possono poi contare su reti oncologiche grazie alla condivisione di protocolli e tecniche con riverberi virtuosi anche sul versante amministrativo. “Prendere atto di questi vantaggi – ha concluso Bianchi – significa iniziare a pianificare la spesa sanitaria remunerando gli esiti e non più le singole prestazioni (Tac, esami, viste, controlli, atti medici e chirurgici) slegate le une dalle altre senza una finalizzazione”.