Riprodotta “Another Brick in the Wall (Part 1)” basandosi sul monitoraggio di 29 pazienti affetti da epilessia all’Albany Medical center nello stato di New York dal
ricreare una canzone dei Pink Floyd analizzando l’attività del cervello umano attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale.
È quanto sono riusciti a fare gli scienziati che hanno pubblicato i risultati di uno studio che ha “registrato” il brano dal cervello di 29 pazienti affetti da epilessia all’Albany Medical Center nello Stato di New York dal 2009 al 2015.
In pratica i ricercatori hanno “addestrato” un computer ad analizzare l’attività cerebrale dei pazienti che ascoltavano la musica. Basandosi solo su quegli schemi neuronali, l’intelligenza artificiale ha ricreato la canzone.
E gli scienzati sono stati quindi in grado di riprodurre una versione riconoscibile della canzone dei Pink Floyd del 1979, “Another Brick in the Wall (Part 1)”. «Ora possiamo “ascoltare” il cervello e riprodurre la musica che una persona ha sentito», ha raccontato Gerwin Schalk, il neuroscienziato che dirige un laboratorio di ricerca a Shanghai e ha raccolto i dati per questo studio.
I ricercatori hanno anche individuato un punto nel lobo temporale del cervello che ha reagito quando i volontari hanno ascoltato le note del groove di chitarra della canzone. E hanno dedotto che questa particolare area possa essere coinvolta nella percezione del ritmo.
A cosa può servire questo esperimento? I risultati della ricerca lasciano pensare che si possano muovere i primi passi verso la realizzazione di dispositivi sempre più precisi per assistere le persone che non possono parlare. Negli ultimi anni, gli scienziati hanno compiuto importanti progressi in questo campo. E ora, comprendendo meglio come il cervello “metabolizza” la musica, si spera di costruire nuove “protesi vocali” per le persone con malattie neurologiche che colpiscono la capacità di produzione vocale.