Innovazione tecnologica e cure di prossimità:
le professioni sanitarie a laboratorio 2030 di Città della scienza

Innovazione tecnologica, intelligenza artificiale e big data, investimenti in digitalizzazione e nuove tecnologie: sono queste le leve strategiche per ridurre i divari tra le regioni e per innovare funzioni, servizi e processi di cura in un’ottica di salute globale.
Il tema è stato affrontato nel Laboratorio Sanità 20/30 – Campania che si è svolto a Città della Scienza. Una giornata intera di lavori, tavole rotonde, approfondimenti e dibattiti sulla Sanità campana e del Sud promossa dalla Fondazione per l’Innovazione e sicurezza in Sanità e da Gutenberg con il patrocinio della Regione Campania, l’Istituto superiore di Sanità, Comune di Napoli, Agenas, Conferenza delle Regioni, Asl e ospedali Ordini professionali e altre associazioni di categoria.

La sessione promossa dall’Ordine Tsrm Pstrp delle professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e prevenzione di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta, guidato da Franco Ascolese, ha acceso i fari sul Pnrr e la riforma delle cure territoriali. Sono intervenuti tra gli altri il manager del Cardarelli e vicepresidente Fiaso Antonio D’Amore, la presidente della Scuola di medicina Maria Triassi, Armando Cozzuto prea sidente dell’Ordine degli Psicologi della Campania. E ancora: di Giulia Panico che guida l’Ordine degli Assistenti sociali della Campania, di Giuseppina Piacente presidente dell’Ordine delle Ostetriche di Napoli di Gennaro Mona presidente del Coordinamento Opi interregionale Campania, Molise e Basilicata e Francesco Paolo Esposito al timone dell’Ordine del Neonato Ordine delle quattro province dei Fisioterapisti gemmati dall’Ordine Tsrm Pstrp.
Tutti concordi con Ascolese nel ritenere gli investimenti del Pnrr cruciali per una svolta nell’assetto delle cure nel nostro Paese a patto di considerare il dato di fondo dell’assenza di risorse per le assunzioni necessarie a far funzionare i macchinari e le tecnologie che saranno acquisite con i fondi del piano straordinario di investimenti del Pnrr e per popolare Case e ospedali di Comunità. “Le cure di prossimità, a domicilio e in ambulatorio sono carenti ma cruciali per una presa in carico della pletora di pazienti cronici e anziani che oggi hanno come unica alternativa rivolgersi al privato o affollare impropriamente le prime linee degli ospedali. I nostri 18 profili – ha aggiunto il presidente Ascolese – insieme a infermieri, fisioterapisti, ostetriche e psicologi svolgono un ruolo centrale centrale per assicurare continuità di cure e qualità di vita e benessere. Servono risorse e assunzioni adeguate ai fabbisogni per sciogliere il nodo della sostenibilità dell’innovazione da proporre parallelamente a una nuova governance della digitalizzazione che da sola non riuscirebbe a colmare i divari e garantire la Salute in un Paese come l’Italia costituzionalmente orientato all’universalismo.
La realtà delle professioni sanitarie afferenti all’Ordine Tsrm Pstrp è stata poi approfondita in una tavola rotonda a cui hanno partecipato i presidenti delle Commissioni d’Albo dell’Ordine Tsrm Pstrp con la Moderazipone di Antonio Di Lascio segretario dello stesso Ordine ma di Salerno.
A sottolineare l’importanza delle cure domiciliari per garantire salute a cronici e anziani Antonio Maddalena responsabile Adi della Asl Napoli 12, il nostro vicepresidente Giuseppina della Corte. Letizia Esposito a nome dell’area della prevenzione, Antonella Paccone per l’Area tecnico sanitaria diagnostica, Manuela Maione per l’Area tecnico sanitaria assistenziale e infine Angelo Rega per la teleriabilitazione in età evolutiva.

La tavola ritonda si è svolta in contemporanea a quella che nella sala Newton ha consentito al direttore generale di Agenas Domenico Mantoan di snocciolare i dati di una Sanità che in Campania nonostante gli svantaggi dei numeri – quanto a risorse trasferite dalla torta nazionale dei finanziamenti per la Salute ed erosione degli investimenti a causa della migrazione sanitaria – sta risalendo la china sul fronte degli esiti clinici al netto delle dolenti note relative alle liste di attesa e agli screening su cui il presidente Vincenzo De Luca nel pomeriggio non ha mancato di strigliare i sui manager.
E proprio dai numeri si scopre che la Campania perde ogni anno circa 500 milioni di finanziamenti che le spetterebbero di cui 230 per il sotto finanziamento sull’assegnazione della quota procapite del fondo nazionale (meno della Calabria). Altri 250 li perde invece per mobilità passiva dei pazienti che si recano in altre regioni per ricevere cure. Nonostante tutto questo la Sanità campana su alcuni indicatori e parametri di valutazione è risalita nella classifica dei governi locali. Così l’ospedale del mare primo in Italia per angioplastiche effettuate nei primi 90 minuti da un infarto quando la trombolisi ha le massime percentuali di guarire l’insulto cardiaco acuto. Anche la pletora medica dei convenzionati non si vede più e i medici di famiglia sono passati da 4200 a 3600 allineandosi ai dati delle altre regioni. “Non siamo ancora primi in Italia ma partivamo da sotto zero – ha rimarcato De Luca che ora chiede ai direttori generali di lavorare ventre a terra sull’azzeramento delle liste di attesa. “Se fallite vi mando a casa – ha sottolineato – per poi puntare il dito sulla iattura dell’autonomia differenziata che consentirebbe alle regioni più ricche di differenziare i contratti di medici e insegnanti dando il colpo di grazia alle regioni del sud.
Una Sanità che sta migliorando ma che senza l’apporto di una rifondazione delle cure di prossimità e territoriali fondate sulle professioni sanitarie non riuscirebbe a risalire la china come promesso e voluto dalla politica