
Napoli capitale della ricerca biomedica: “Napoli è da almeno trent’anni la capitale riconosciuta in Europa della genetica e delle scienze omiche, discipline che studiano l’interazione di diverse molecole biologiche all’interno di un organismo. Esempi includono la genomica (studio dei geni), la trascrittomica (studio del RNA), la proteomica (studio delle proteine) e la metabolomica (studio dei metaboliti)”.
Così Domenico Salvatore professore ordinario di Endocrinologia della Federico II di Napoli componente del Board scientifico di Ibsa foundation intervenuto alla premiazione delle Ibsa Fellowship 2024 che opera a sostegno della ricerca scientifica indipendente a livello internazionale. Dermatologia endocrinologia, fertilità, urologia, medicina del dolore, ortopedia, reumatologia gli ambiti di rilevanza clinica, tradizionalmente meno sostenuti da finanziamenti pubblici e privati, scelti per sostenere i giovani ricercatori clinici tutti under 40 anni e provenienti da Università e Istituti di ricerca da tutto il mondo.
La cerimonia di premiazione si è svolta a Milano, nell’ambito dell’evento “Ricerca, Giovani e Futuro”, un’occasione di confronto tra le Regioni italiane e da realtà scientifiche di tutto il mondo. Un evento incnetrato sul valore della scienza e sul ruolo delle nuove generazioni nello sviluppo della conoscenza scientifica. Nate per sostenere giovani ricercatori sotto i 40 anni provenienti da università e istituti di tutto il mondo le Ibsa Foundation Fellowship incentivano da 12 anni la ricerca indipendente e innovativa. Un programma che, nel tempo, si è consolidato come un punto di riferimento internazionale per le nuove generazioni di scienziati. “L’edizione 2024 – spiega Domenico Salvatore – ha registrato un record assoluto di partecipazione con 259 candidature da 45 Paesi. L’Italia si conferma al primo posto con 95 progetti, seguita da Stati Uniti (30), Spagna e Svizzera (25). Dal 2012 a oggi, 25 dei 58 ricercatori premiati sono italiani, un dato che colloca l’Italia al primo posto per numero di beneficiari, seguita da Spagna e Cina con 5 vincitori ciascuna.
“L’iniezione di risorse sulla ricerca provenienti dal Pnrr non è tuttavia riuscita a modificare l’impianto della ricerca al Sud che sconta un ritardo infrastrutturale e soprattutto di numerosità di personale. I fondi del Pnrr, infatti, sono transitori e non consentono assunzioni definitive. Questo è uno dei nodi dell’Italia e del Sud in particolare: ossia l’assenza di regolarità nei finanziamenti e un sostegno economico contingente ma privo di regolarità nei finanziamenti. Il sostegno economico c’è ma è dato in maniera non riproducibile nel tempo come invece avviene in Europa e soprattutto negli Usa dove pure è in corso una profonda rivisitazione dei meccanismi di finanziamento. Nonostante queste difficoltà, ed è questo il valore aggiunto della ricerca nel Mezzogiorno, esistono realtà di ricerca di assoluto rilievo che brillano nel panorama internazionale”.
“Sostenere il talento dei giovani ricercatori rappresenta per Ibsa Foundation un investimento strategico per il progresso scientifico e per la costruzione di una società più consapevole e preparata ad affrontare le sfide del futuro – ha dichiarato Silvia Misiti, direttrice di Ibsa Foundation per la ricerca scientifica – Ciò che rende particolari le nostre Fellowship è la scelta di puntare sulla ricerca di base, un ambito spesso trascurato dai grandi finanziamenti, ma fondamentale per ogni avanzamento realmente innovativo nel campo biomedico. Il metodo e le tempistiche rigorose di valutazione del nostro autorevole board scientifico sono metriche fondamentali per rispondere ai progetti innovativi presentati e per distribuire in maniera corretta le risorse, favorendo progetti che si distinguono in originalità, fattibilità e prospettive di sviluppo”.
I 6 progetti vincitori sono stati selezionati in base alla loro qualità scientifica, originalità e impatto potenziale, e saranno sostenuti ciascuno da una borsa di studio del valore di 32.000 euro. Tra i premiati, come detto, una ricercatrice italiana, Ilaria Chiaradia della Sapienza Università di Roma, per un progetto nell’ambito della fertilità.
Il ruolo delle realtà filantropiche è stato sottolineato anche durante la tavola rotonda moderata dal giornalista scientifico Luca Carra, con cui si è aperto l’incontro. Ospiti dell’evento sono stati Alberto Mantovani, direttore scientifico emerito di Irccs Istituto clinico Humanitas, presidente di Fondazione Humanitas per la ricerca e professore emerito di Humanitas University; Irene Bozzoni, professore emerito di Biologia molecolare alla Sapienza Università di Roma, e alcuni membri del board scientifico di Ibsa Foundation: Andrea Alimonti, Antonio Musarò e Domenico Salvatore della Federico II di Napoli.
“Pur investendo meno di un terzo in ricerca scientifica rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia riesce a formare giovani ricercatori tra i più competitivi in Europa, un risultato che evidenzia la qualità del nostro sistema formativo e il talento delle nuove generazioni – ha concluso Mantovani – Un programma come quello delle Fellowship di Ibsa rappresenta non solo un segnale tangibile di fiducia nella ricerca, ma anche un supporto fattivo e sostenibile per i ricercatori che da anni possono accedervi con continuità e flessibilità potendo infatti cumulare queste borse di studio con altri finanziamenti e proseguire il lavoro presso il proprio centro di ricerca o intraprendere esperienze in centri internazionali”.
“Il contributo crescente del settore privato e delle organizzazioni non profit svolgono un ruolo fondamentale attraverso il finanziamento di borse di studio e programmi di mobilità, strumenti essenziali per sostenere la ricerca indipendente e promuovere il percorso di crescita delle nuove generazioni di scienziati – ha commentato Bozzoni – Questo è un aspetto estremamente importante in Italia, dove la ricerca scientifica si muove in un panorama complesso, segnato da eccellenze ma anche da criticità strutturali, come la carenza di investimenti, la debole collaborazione tra pubblico e privato e le difficoltà nel trattenere i talenti migliori”.
I vincitori dell’edizione 2024 sono: Ilaria Chiaradia – Sapienza Università di Roma, Italia | Fertilità/Urologia; Masami Ando Kuri – Wellcome Sanger Institute, Cambridge, UK | Dermatologia; Enchen Zhou – University of California San Diego, Usa | Endocrinologia; Prach Techameena – Karolinska Institutet, Svezia | Medicina del dolore/Ortopedia/Reumatologia; Sergio Perez Diaz – Karolinska Institutet, Svezia | Healthy aging/Medicina rigenerativa; Vanessa Lopez Polo – University of California San Francisco, Usa | Healthy aging/Medicina rigenerativa.
Nel corso dell’evento è stata inoltre annunciata l’apertura del bando Fellowship 2025, che conferma 6 borse di studio da 32mila euro, di cui una destinata all’area scientifica che riceverà il maggior numero di candidature. Tra le novità dell’edizione l’Ibsa Foundation Research Equity Prize, un premio da 5mila euro dedicato al miglior progetto presentato da ricercatori attivi in Paesi in via di sviluppo, con l’obiettivo di promuovere una maggiore equità nell’accesso alle risorse per la ricerca.
Le candidature per l’edizione 2025 sono aperte fino al 31 gennaio 2026, attraverso la piattaforma dedicata sul sito di Ibsa Foundation.
