Il Presidente della Repubblica concede la grazia a Carlo Iannace già consigliere regionale eletto nelle liste del governatore De Luca e dirigente medico dell’ospedale Moscati di Avellino. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha accolto la richiesta inviata da associazioni, volontari e cittadini che hanno sottoscritto una petizione e disposto, con decreto dello scorso 10 luglio e controfirmato dal ministero della Giustizia, la grazia per la pena accessoria di interdizione dai pubblici uffici comminata al senologo condannato a tre anni e un mese di reclusione per l’accusa di falso ideologico nell’ambito del processo Welfare che riguardava una serie di illeciti commessi nella gestione delle prenotazioni di interventi chirurgici all’ospedale irpino. Ad aggiungere la pena dell’interdizione dai pubblici uffici per tre anni, era stata la Corte di Cassazione. Pena accessoria «graziata» dal Presidente Mattarella a cui si erano rivolte centinaia di pazienti di Iannace, di volontari delle associazioni che quotidianamente lavorano sul territorio per sensibilizzare sull’importanza della prevenzione per sconfiggere il cancro al seno, semplici cittadini e colleghi medici.

Proprio contro l’interdizione si erano mobilitati in tanti per permettergli di proseguire il lavoro in camera operatoria nonostante la condanna passata in giudicato.

LA SENTENZA

Secondo la sentenza definitiva, Iannace avrebbe dovuto scontare tre anni lontano dalla sua professione a partire dai primi mesi del 2024. Iannace, hanno fatto sapere i suoi collaboratori, ha continuato a dedicarsi al suo lavoro con impegno.

Il medico chirurgo si è sottratto, per il momento, anche a commenti ed interviste, poiché, così hanno scritto sui suoi canali social, «il suo primo obiettivo è lavorare. Questa dedizione al suo lavoro è il messaggio più bello che ha condiviso».

Proprio sulle doti professionali del primario della Breast Unit dell’azienda ospedaliera “Moscati” era incentrato il testo della petizione sottoscritta ed inviata al Quirinale in cui Iannace veniva descritto come «un medico di grande competenza e dedizione, che ha dedicato la sua vita alla terapia e alla prevenzione».

E ancora: «Un uomo che ha fatto del suo lavoro una missione, permettendo a tantissime donne di poter continuare il percorso della vita. La sua professionalità e umanità sono state fondamentali nel campo della medicina in Italia».

«La sua dedizione al lavoro merita rispetto e riconoscimento, non ostacoli o diffamazione». Parole che, evidentemente, hanno colto nel segno raggiungendo l’obiettivo di far depennare almeno la pena accessoria residua ancora da espiare a distanza di otto anni dalla sentenza di condanna di primo grado per peculato (accusa poi caduta ndr) e falso ideologico rispetto a presunte irregolarità su operazioni di chirurgia estetica fatte passare per interventi di ricostruzione susseguenti ad interventi per patologie tumorali per le quali l’azienda ospedaliera avrebbe incassato rimborsi non dovuti e i medici coinvolti i relativi premi di produttività. Eletto in consiglio regionale era decaduto per la legge Severino ed era stato sostituito con la surroga di Francesco Todisco, primo dei non eletti nella passata legislatura regionale.

I MESSAGGI

Tantissimi i messaggi di apprezzamento per l’atto di clemenza che ha riconosciuto la riabilitazione professionale di Iannace. Tra questi quello della delegata alle Pari opportunità della Regione, Rosa D’Amelio: «Non posso che gioire per questa decisione che riconsegna un eccellente medico alla sanità della Campania e uno straordinario uomo alle migliaia di pazienti che quotidianamente assiste».

Incontenibile anche la gioia delle volontarie della rete Amos e Amdos che stanno lavorando alla decima edizione della “Camminata rosa”, la marcia di sensibilizzazione e informazione sul tumore al seno che quest’anno si terrà l’8 settembre con partenza da Mercogliano e arrivo ad Avellino.
[09:42, 17/07/2024] Ettore Mautone: Si svolgerà domani, giovedì 18 luglio, alle ore 11 nell’aula “Siani” del Consiglio regionale della Campania, il convegno dal titolo “Il valore del lavoro di cura non retribuito – La rivoluzione culturale” promosso da Federcasalinghe.

I caregiver familiari si prendono cura di familiari e congiunti anziani, malati o disabili. Li aiutano nelle incombenze quotidiane e nelle sfide – piccole e grandi – che ogni giorno la vita propone. Lo fanno con devozione e amore, ma il loro contributo si perde nelle larghe maglie della legislazione italiana.
Spesso, infatti, i caregiver rappresentano una rete invisibile e silenziosa di assistenza. Questa figura esiste da tempo. E da tempo si sobbarca un compito gravoso. Mentre le politiche pubbliche di supporto per chi ricopre questo ruolo si dimostrano inefficaci. In Italia non esiste una normativa che riconosca e tuteli il caregiver familiare. Coloro che si dedicano a tempo pieno alla cura dei propri familiari sono letteralmente “invisibili” per lo Stato italiano. C’e bisogno di una legge che riconosca ufficialmente la figura del caregiver familiare e ne tuteli i diritti.
Dopo i saluti istituzionali del Presidente del Consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, all’evento partecipano Valeria Ciarambino, Vicepresidente del Consiglio regionale della Campania; Federica Rossi Gasparrini, presidente nazionale di Obiettivo Famiglia/Federcasalinghe; Gianni Rosas, direttore dell’Ufficio per l’Italia dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite; Chiara Tenerini, componente della XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati; Roberto Bafundi, direttore Coordinamento metropolitano Inps Napoli; Dominique Testa, presidente regionale Campania di Obiettivo Famiglia/Federcasalinghe.